In poche parole è stato stabilito di mantenere aperte le frontiere interne al Continente, applicando però un forte scoraggiamento a intraprendere tutti i viaggi non essenziali.
A raccomandare la necessità di misure più restrittive è stata anche l’Ecdc (Agenzia europea per il controllo e la prevenzione delle malattie). Misure che saranno facilitate anche dalla decisione di un riconoscimento reciproco dei test, compresi quelli rapidi, in tutta l’Unione.
I primi a mettere in campo una nuova strategia al riguardo sono stati i francesi. Infatti, a partire da domenica a mezzanotte, tutti i viaggiatori all’interno dell’Unione europea dovranno possedere un certificato di un tampone molecolare negativo effettuato 72 ore prima di superare i confini territoriali. Il test sarà obbligatorio per “tutti i viaggi non essenziali” e resteranno esclusi solamente i frontalieri e quelli del trasporto via terra.
Sembra, invece, ancora troppo presto per raggiungere un vero e proprio accordo sul certificato vaccinale come documento di viaggio. Proposta arrivata qualche giorno fa dal Ministro greco Kyriakos Mitsotakis, e sostenuta da Spagna e Malta.
A tal proposito, infatti, restano i dubbi di molti, con in testa Francia, Germania e Olanda, mentre i leader dell’Unione europea sembrano essere favorevoli a un documento per fini medici. Il punto è che la sanità è competenza esclusiva nazionale e per questo il coordinamento tra i governi Ue non risulta del tutto semplice.
Intanto, dopo un dibattito iniziato a dicembre, gli Stati Ue hanno approvato all’unanimità una raccomandazione – non vincolante -, ma fortemente sostenuta da Berlino. Indicazione che stabilisce un quadro comune per il riconoscimento reciproco dei risultati dei test Covid-19 in tutta l’Ue e sull’uso dei test rapidi antigenici. L’obiettivo di tutto ciò è continuare a consentire gli spostamenti transfrontalieri, al fine di permettere il funzionamento del mercato unico.
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