Martedì 2 febbraio 2021, in collaborazione con l’ASL di Salerno, parte la seconda tornata di screening dei dipendenti dell’Università di Salerno che prestano servizio prevalentemente in presenza e dei lavoratori che si occupano dei servizi di manutenzione degli impianti e della guardiania.
A differenza della prima campagna di screening, risalente al mese di settembre/ottobre, dove vennero effettuati test sierologici, per questa seconda campagna i test effettuati saranno i cosiddetti “tamponi antigenici rapidi”, il cui risultato si saprà entro 10 o al massimo 15 minuti dall’effettuazione del tampone.
Uno screening su base volontaria che ha non solo l’obiettivo di monitorare le condizioni di salute di tutti i lavoratori coinvolti, ma anche di avere a disposizione un ulteriore dato ai fini del “riavvio” delle attività di didattica e di ricerca presso i due Campus Universitari dell’Ateneo di Salerno.
I kit dei “tamponi rapidi” sono stati acquistati con risorse economiche dell’Ateneo e sono circa 500.
Per martedì 2 febbraio 2021 sono stati convocati, per essere sottoposti ai tamponi da parte dei medici dell’ USCA dell’ASL di Salerno, circa 80 lavoratori tra dipendenti dell’Ateneo e lavoratori delle aziende che gestiscono i servizi per conto dell’Università.
L’iniziativa è stata fortemente voluta dalla CISL Università di Salerno e va nella direzione di rendere la più sicura possibile la ripresa di tutte le attività all’interno dei Campus Universitari, “quasi ferme” da circa 11 mesi.
Riteniamo che, pur mantenendo la massima “prudenza” come più volte ha ribadito il Rettore dell’Ateneo salernitano, bisogna porre in essere tutte le iniziative per ridurre al minimo il rischio di contagio dovuto alla pandemia da Covid-19, programmando una ripresa di tutte le attività a partire dalla seconda metà del mese di febbraio 2021.
Come più volte abbiamo detto, il tutto potrà fungere da volano per la ripresa socio-economica di tutto il territorio della Valle dell’Irno, che coinvolge una parte importante non solo della provincia di Salerno, ma anche della provincia di Avellino.
Bisogna lavorare per creare tutte le condizioni affinché i Campus Universitari, una volta “fiore all’occhiello” della nostra regione possano ritornare a popolarsi di studenti e ricercatori provenienti da tutto il mondo.
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