I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 270.142, ovvero 9.165 in meno rispetto a ieri quando erano stati 279.307. Il tasso di positività è 5% (l’approssimazione di 5,05%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti 5 sono risultati positivi; ieri era 4,7%.
Dal 15 gennaio questa percentuale casi/tamponi è calcolata contando anche i test rapidi, di conseguenza è più bassa rispetto a quella dei bollettini precedenti al 15 gennaio e non è possibile fare confronti con lo storico. Qui la mappa del contagio in Italia.
Più contagi in 24 ore rispetto a ieri, per la precisione 470 in più. A metà settimana si osserva sempre una crescita che dipende dalle tante analisi, come abbiamo notato anche ieri. Lo scorso giovedì sono state registrate +14.372 nuove infezioni con un tasso del 5,2%. Oggi il rapporto di casi su test sale dal 4,7% di ieri al 5% attuale, in confronto a giovedì scorso leggermente migliorato. Lo scenario cambia poco. Infatti, sulla distanza settimanale (27 gennaio-2 febbraio), si vede che c’è una diminuizione di casi, ma è decrescita frenata: è pari a -0,8%, con 84.652 casi contro 85.358 della settimana prima, come evidenzia il monitoraggio indipendente di Fondazione Gimbe. Inoltre, nove regioni sono alle prese con un aumento di contagiati quotidiani: si tratta di Abruzzo, Campania, Liguria, Molise, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento, Toscana e Umbria, mentre in Lombardia il trend è stabile. «Sembrano esauriti gli effetti del decreto di Natale», spiega Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe.
La più colpita rimane la Lombardia per numero di nuovi positivi (+1.746), seguita dalla Campania (+1.544). Sopra quota mille si trovano: Emilia-Romagna (+1.192) e Lazio (+1.174). Tutte le altre regioni segnano incrementi a due o tre cifre. Ad avere il più alto numero di tamponi processati è il Veneto — più di 36 mila — che ha portato a identificare 896 contagi.
Superate le 90 mila vittime totali dall’inizio dell’emergenza. Le persone che hanno perso la vita nelle ultime 24 ore sono più di 400 per il terzo giorno consecutivo, 22 in meno rispetto a ieri (447 mercoledì e 499 il 2 febbraio). È il dato più drammatico che rimane alto (giovedì scorso erano 492). Da novembre l’Italia è il sesto Paese a livello globale per numero di decessi, alle spalle di Stati Uniti, Brasile, Messico, India e Regno Unito (la mappa). A novembre, infatti, la Gran Bretagna è diventata la nazione con più morti totali in Europa (adesso oltre 109 mila), superando l’Italia. Soltanto la Valle d’Aosta registra zero lutti, mentre il maggior numero di morti è in Veneto (+62 decessi), Emilia-Romagna (+58), Lazio (+42) e Lombardia (+40). Attenzione all’Emilia-Romagna che ha eliminato un decesso di mercoledì, come indica la nota*.
Diminuiscono i ricoveri ma non le terapie intensive. I posti letto occupati nei reparti Covid ordinari sono -328 (ieri -246), per un totale di 19.743 ricoverati, sotto quota 20 mila come il 2 novembre. I posti letto occupati in terapia intensiva (TI) sono +6 (ieri -69), portando il totale dei malati più gravi a 2.151. La variazione dei posti letto occupati, in area critica e non, indica il saldo tra i pazienti usciti e quelli entrati nelle ultime 24 ore. I nuovi ingressi in TI sono +147 (ieri +133).
I cittadini vaccinati sono oltre 2,2 milioni: qui la mappa aggiornata ogni sera e qui i dati in tempo reale del report «Vaccini anti Covid-19» sul sito del governo.
Commenta