Don Aniello ha concluso, recentemente, una serie di incontri presso la scuola media “S.Tommaso d’Aquino”, dedicati al tema del bullismo e della “terra dei fuochi”. E una rappresentanza della scuola, accompagnata dalla preside Angela Rita Modugno e da alcuni docenti, ha assistito alla tavola rotonda, alla quale hanno relazionato il giornalista Andrea Manzi e un giovane di Scampia, Marco, ex tossicodipendente.
All’inizio dei lavori, il Capitano Rosario Basile, Comandante della locale compagnia dei Carabinieri, ha rivolto un breve saluto alla platea, ricordando ai ragazzi “che non sono soli, ma affiancati dalle famiglie, scuola, Chiesa, forze dell’ordine”.
Il presidente del presidio cittadino di “Ultimi”, Fernando Rosamilia, ha sottolineato che:” l’associazione “Ultimi” “porta avanti un’azione educativa per la legalità e contro tutte le mafie, rivolta, in particolare, ai giovani, cittadini del futuro.”.
“ Siamo determinati e decisi nel proseguire su questa strada” –ha detto Rosamilia -“perché siamo, incoraggiati e fortemente spronati da don Aniello”.
Don Aniello Manganiello ha raccontato la sua esperienza tra i giovani, nelle scuole come in parrocchia: “Durante le ore trascorse con loro – ha affermato – ho ricevuto più che dato. Ho ricevuto calore, rispetto. Nella scuola media di Mercato S. Severino ho riscontrato una grande accoglienza da parte dei dirigenti, dei docenti e dei ragazzi. Ogni persona possiede ricchezze interiori e può essere interlocutore di valori importanti. Quando c’è sinergia tra le agenzie educative (famiglie, scuola, Chiesa, forze dell’ordine, società sportive, associazioni), si può fare tanto e bene. “Ultimi” nasce dalla mia esperienza di parroco a Scampia e dal libro “Gesù è più forte della camorra” (scritto con il giornalista Andrea Manzi)”.
Manganiello si è poi soffermato sulla realtà di Scampia: “Qui – ha spiegato – solo il 20% dei cittadini è disonesto o camorrista, l’80% dei cittadini di Scampia è rappresentato da cittadini onesti. Eppure, si parla sempre di quella minoranza uccidendo la speranza. Con la fiducia e l’esortazione, infatti, possono venir fuori le capacità che tutti portano dentro”.
Il prete anticamorra ha consigliato agli alunni un percorso da seguire per battere le mafie: “Possiamo sconfiggerle la camorra– ha spiegato – con lo studio, la scuola, la cultura, lo sport, la musica. Non a caso, don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia, ma oggi beato, la prima cosa che realizzò nella sua parrocchia, fu un campo di calcio, per sottrarre i giovani alla manovalanza della delinquenza. Ma c’è bisogno anche dello Stato, che non può solo reprimere i reati, ma deve dare lavoro, incentivi ai giovani in modo tale che possano investire per contro proprio”.
Andrea Manzi, nel suo intervento ha evidenziato la differenza tra don Aniello e lo scrittore Saviano. “Saviano” –ha detto Manzi –“ è protagonista di un movimento ideologico, cultura; don Aniello Manganiello porta avanti un movimento di carità, di operatività, di conversione. Le mafie vanno combattute soprattutto con le opere nelle zone “di confine”, di degrado, dove possono attecchire. La camorra aiuta qualcuno, ma a discapito della libertà. La politica deve farsi carico delle emergenze sociali”, di cui può approfittare la delinquenza.”
Toccante la testimonianza di Marco, un giovane di Scampia che, dopo un’infanzia felice trascorsa tra l’oratorio ed il calcio, entrò nel tunnel della droga, complici alcuni problemi familiari e un ambiente sociale difficile. “Dalla sigaretta – ha raccontato Marco – passai allo spinello, poi alla cocaina e poi all’eroina. Quando, poi, mi trovai a scegliere tra la vita e la morte, scelsi la vita. Incontrai don Aniello, l’unica persona che mi ha ascoltato e aiutato. Grazie a lui sono uscito dal tunnel della droga, mi sono convertito, ho messo su famiglia e sono tornato ai miei hobby: oratorio, calcio. Oggi sono un allenatore ed istrutttore della Figc”.
Anche noi a Merato San Severino vogliamo un prete che difende il territorio. Facciamo appello alla curia di Salerno