Ci aveva pensato il Nonno a spiegarci che bisognava utilizzare il concime organico per rendere fertile la terra. Lui seguiva le regole secolari contadine e, di fatto, applicava l’economia circolare senza neppure sapere cosa fosse. Però, mentre lo distribuiva, ci tenevamo ben lontani. Ce n’erano tutte le ragioni, ovviamente. Ci veniva naturale.
Di concimi alternativi nessuno aveva notizie, a quel tempo, e nessuno avrebbe mai potuto immaginare che, nel volgere di qualche decennio, avremmo avvelenato l’ambiente ‘grazie’ ai prodotti chimici e a molti altri residui e scarti di una vita troppo egocentrica ed ambiziosa.
In verità, l’inquinamento c’è sempre stato, nei millenni. Prima, però, era conseguente ad accadimenti naturali, come bufere, maremoti, alluvioni, eruzioni, poiché le azioni degli esseri viventi erano certamente minori. C’era tutto il tempo per assorbire e neutralizzare ogni attacco.
Le cose cambiarono dopo che qualcuno mise in giro l’idea di dominare la natura dichiarando che essa avrebbe dovuto adeguarsi alla volontà dei dominatori. E, questo è avvenuto. Ma, si sa, il troppo stroppia e anche la pazienza della natura ha avuto un limite al punto che, oggi, la nostra principale preoccupazione è quella di ‘schivare’ gli effetti della sua giusta reazione.
Dell’ambiente, abbiamo parlato nelle due ultime settimane riferendo delle serate della VIII edizione de ‘I Giovedi del Cinema dei Diritti Umani” che Maurizio Del Bufalo ha organizzato con la fattiva collaborazione del Liceo ‘De Sanctis’ della Città.
Nel primo commento, abbiamo condiviso l’ineludibile esigenza della tutela dei ‘beni comuni’ in quanto ricchezze ‘intergenerazionali’ assolutamente funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali degli individui nonché al libero sviluppo delle persone’. Di più, abbiamo sostenuto che i ‘beni comuni’ sono in noi e noi siamo nei ‘beni comuni’ perché siamo tutti alimentati dalla identica energia presente nelle componenti elementari.
Analoga posizione abbiamo espresso nella nota successiva sull’ambiente, definito ’il brodo di coltura nel quale fattori esterni ed elementi chimici creano condizioni in grado di influenzare il ciclo di vita degli organismi presenti’. Tra cui, noi stessi, atteso che nuotiamo in quel ‘brodo’ come i pesci rossi in un acquario.
Giovedì sera, nel corso dell’ultimo incontro, abbiamo assistito all’atto finale della manifestazione che, purtroppo, non si è chiusa con le ‘comiche’, come nei primi film drammatici, ma con le allarmate e allarmanti dichiarazioni di coloro che vivono, sulla propria pelle, gli effetti di attacchi all’ambiente portati avanti con crudeltà, ignoranza, egoismo e con la stessa noncuranza con la quale si può schiacciare una fastidiosa zanzara.
Si è parlato, nello specifico, delle conseguenze delle due forme di inquinamento che mettono in pericolo la nostra vita.
La prima, quella nucleare, è la più pericolosa perché, una volta attivata, non si può più fermare, anche per secoli. Generata da un processo di rilascio di onde in grado di interferire direttamente con l’energia elementare della materia attraversata, essa può distorcere sensibilmente la struttura della materia stessa originando quello che abbiamo chiamato ‘tumore’. Se di origine naturale o cosmica, proviene da un processo di degrado di corpi presenti nell’ambiente, se di origine artificiale, è generata da processi complessi, di difficile gestione, pensati da menti che immaginavano, magari, di favorire lo sviluppo dell’umanità con fonti energetiche infinite e hanno di fatto messo nelle mani di non si sa chi uno strumento terrificante.
Da quella naturale, in realtà, ci si può pure difendere, spostandosi dal luogo di radiazione. Non ci si può difendere, invece, da quella artificiale che, per come prodotta, si diffonde in ogni dove. Il nostro Paese non ha più il nucleare, ma solo la Francia possiede 58 reattori. In caso di qualche denegato incidente, non ne usciremmo facilmente. Così, possiamo solo dire: ‘io speriamo che me la cavo’ (cit.).
La proiezione di un film sulla esplosione dell’impianto nucleare di ‘Chernobyl’ ha fatto rivivere giorni molto bui, di grandissima preoccupazione, oggi rimossi dalla mente, non dalla vita, in quanto il rilascio della radioattività sembra sia ancora in atto all’interno della copertura di cemento che riveste il reattore. Solo per notizia: l’uranio 238 dimezza la carica radioattiva in 4,5miliardi di anni (fonte: Sapere.it).
La seconda fonte di aggressione è prevalentemente chimica e si realizza con l’assorbimento, attraverso la respirazione e l’alimentazione, di elementi che si fissano ai tessuti interni attivando lo stesso fenomeno già descritto. Può essere il prodotto di processi primari, come nel caso della combustione del carbone e degli scarichi delle automobili, ovvero secondari, che aggregano tra loro più inquinanti primari.
Gli interventi di alcuni invitati hanno consentito di approfondire, in particolare, gli effetti gravissimi dei roghi tossici della Terra dei Fuochi e dei fumi di un impianto industriale in Città. Non dimenticando, ovviamente, sempre relativamente al nostro territorio, i reflui di 5milioni di tonnellate di spazzatura nelle campagne del napoletano, i fanghi dei depuratori sversati in giro, il traffico, le polveri sottili, gli interri e gli scarichi nei fiumi e nel mare. Sono fatti ben noti, su cui non serve indugiare se non per sottolineare il pericolo di malattie tumorali per chi, abitando nei pressi, di fatto trasforma la vita in una vera e propria ‘scommessa’.
Non sarebbe accettabile, in un territorio civile, dover vivere questi drammi senza neppure conoscerne l’entità per il mancato aggiornamento del Registro Regionale dei Tumori, fermo al 2013 (fonte: Regione).
E, invece, tutto questo è accettato da coscienze troppo ‘silenti e/o colluse’, mentre nessuno dei poteri costituzionalmente previsti appare in grado di svolgere interventi forti e risolutivi. Un disastro ambientale, culturale, sociale e umano.
E’ auspicabile che l’impegno di Maurizio Del Bufalo, ideatore e presidente della ‘Associazione Cinema e Diritti’ che, in quanto parte della Uman Rights Film Network di Amnesty, da voce alle resistenze contro ogni tipo di abuso e di sopraffazione, e l’iniziativa dei responsabili del Liceo ‘De Sanctis’ possano costituire l’inizio di un nuovo modello di percorso educativo per lo sviluppo di menti più libere, più consapevoli, più responsabili, più dignitose, più risolute.
Solo combattendo l’ignavia di chi ha accettato di essere ‘suddito’, sarà possibile mettere davvero la parola fine alle perverse azioni di coloro che, con crudele insipienza, pongono le basi per processi di cui dovrebbero comunque preoccuparsi, pensando agli effetti dell’economia circolare. Che il Nonno conosceva bene. E che valgono pure per loro. Epperò, sia chiaro, quei fiori non li coglieremmo.
Questa Città, e non solo essa, ha bisogno di amore.
e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com
pagina fb: Associazione io Salerno
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