I due preparati sono stati approvati dai 18 anni in su ma raccomandati dall’Aifa per gli over 60. Alcuni esperti hanno manifestato dubbi sulla somministrazione dei vaccini a vettore virale su alcune fasce di età. Il dibattito è aperto.
“Con una bassa circolazione virale, nelle persone di età inferiore a 30 anni i rischi di AstraZeneca possono essere maggiori dei benefici”, ha scritto per esempio, su Twitter, citando come riferimento il documento del 23 aprile scorso dell’Agenzia Europea dei medicinali (Ema), Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe
I dati sul rapporto rischi e benefici
Secondo un altro report dell’Università di Cambridge sul vaccino anti-Covid di AstraZeneca, con uno scenario di bassa circolazione del virus i benefici sono nettamente superiori ai rischi nella fascia di età 60-69 anni, mentre nella fascia di età 20-29 anni i rischi diventano leggermente superiori ai benefici.
A guardare i dati forniti dall’Ema ai livelli attuali di circolazione del Covid, pari a 375 casi su 100mila persone in un mese, i ricoveri in terapia intensiva evitati con la somministrazione del vaccino AstraZeneca a soggetti nella fascia d’età tra i 20 e i 29 anni sono 3 ogni 100mila, mentre i casi di trombosi rara sono 1,9 ogni 100 mila.
Non tutte le regioni organizzano open day, in Lombardia per esempio non se ne fanno. La Campania, il Friuli Venezia Giulia e l’Umbria sono quelle che hanno somministrato il maggior numero di dosi ai giovani tra i 20 e i 29 anni, coprendo rispettivamente il 26,1%, 21,8% e 21,3% di questa fascia di popolazione. In questa graduatoria, che comprende anche la province autonome di Trento e di Bolzano, quest’ultima ha raggiunto già il 30,3% mentre la Lombardia è al 20,7%, la Sicilia al 20,3% e la Basilicata al 20%.
Il governatore Massimiliano Fedriga ha comunque spiegato che, seguendo le raccomandazioni di Aifa, in Friuli Venezia Giulia AstraZeneca e J&J vengono inoculati soltanto agli over 60. Proprio, per quanto riguarda la fascia di età 60-69 anni, in Italia, il 22,6% risulta ancora non vaccinato, mentre il 45,6% ha ricevuto soltanto una dose.
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