“Riceviamo espresso mandato dal nostro assistito, dott. Massimo Cariello per le precisazioni doverose che seguono.
All’indomani della sentenza che ha riconosciuto il nostro assistito colpevole e di conseguenza del rinnovato rigetto della richiesta di cessazione degli arresti domiciliari, ha iniziato a circolare e diffondersi una campagna di apparente e presunto sostegno dell’ex sindaco di Eboli.
I toni e i contenuti con cui vengono criticati aspramente le predette decisioni, che si afferma essere orientate e condizionate, nonché pilotate affinchè la prossima tornata elettorale comunale non veda libero nella persona il Cariello, non sono e non sono stati (nel corso dello svolgimento dell’intero processo di primo grado) propri dell’atteggiamento viceversa serbato dall’imputato.
Il lunghissimo ed eccessivo periodo di custodia preventiva, effettivamente ingiustificato a fronte della mancanza reale delle condizioni di attualità e concretezza relative alle superstiti esigenze cautelari, rispetto all’intervenuta dimissione dalla carica, alla nomina di un commissario prefettizio ed alla sostituzione dei dirigenti comunali, ad oggi appare ancora più terribile da sopportare, dal momento che con la pronuncia di condanna è intervenuta automaticamente anche la misura della sospensione della candidabilità in astratto per ulteriori 18 mesi, come imposto dalla legge Severino.
Ebbene, se da un lato il Cariello si è difeso energicamente sinora, rispettando il profilo esclusivamente tecnico e mai adombrando la presenza di elementi esterni tesi a pregiudicare la serenità del giudizio, dall’altro, ha nel contempo evidenziato l’assoluta necessità di ritornate alla vita di uomo libero per privilegiare l’impegno solo verso la sua professione, onde poter assicurare decoro e dignità col proprio lavoro alla famiglia.
Le notizie, dunque, che lo vedrebbero, suo malgrado, interprete o testimone della citata campagna di sostegno non gli giovano, tanto che gli stessi difensori, ma nelle sedi opportune, dovranno censurare con forza le ragioni esposte nell’ultimo provvedimento di diniego della invocata libertà, le quali, per l’appunto, si fondano su argomenti esterni ed estranei al processo in corso, quali l’esistenza di altri procedimenti penali che dimostrerebbero una capacità diffusa di condizionamento della macchina amministrativa e la mancanza da parte del proprio assistito, di ogni contributo utile a far chiarezza sui relativi rapporti.
In conclusione, il Cariello manifesta tutta la fiducia necessaria nella giustizia, auspicando di tornare ad essere un uomo libero, certo che la situazione di fatto relativa alla impossibilità più che evidente che vengano reiterati i delitti per i quali è imputato, sia valutata con la dovuta serenità ed invalicabile obiettività
Avv. Cecchino Cacciatore
Avv. Costantino Cardiello
Se uno viene condannato penso che debba rispettare la sentenza.
Il silenzio sarebbe stato meglio ….. ma mi rendo conto che il livello culturale è basso …