Delegato dalla Procura di Napoli, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha posto in esecuzione una ordinanza del GIP del Tribunale di Napoli applicativa degli arresti domiciliari nei confronti di un 50enne imprenditore salernitano, Massimiliano Coppola, indagato per aver agito come “amministratore di fatto” di quattro società operanti nel trasporto marittimo internazionale di prodotti petroliferi gassosi, con sede “formale” nelle Isole Marshall, ma sostanzialmente gestite dall’Italia.
Le indagini hanno consentito di portare alla luce una complessa architettura societaria che, sulla base degli elementi allo stato emersi, sarebbe stata finalizzata all’evasione fiscale e alla schermatura dei soggetti proprietari.
Le quattro citate società, infatti, erano partecipate da una capogruppo, anch’essa residente nel medesimo paradiso fiscale delle Isole Marshall, società capogruppo che, a sua volta, avrebbe avuto come socio unico un trust di diritto cipriota.
La collocazione della sede all’estero delle società solo in via apparente (c.d. esterovestizione societaria) avrebbe consentito all’indagato di sottrarre alla tassazione italiana un imponibile pari a circa 90 milioni di euro tra il 2014 e il 2019.
Contestualmente, sono in corso sequestri preventivi e per equivalente per la confisca di somme di denaro, beni mobili, immobili e quote societarie fino a circa 23 milioni di euro ovvero il valore dell’imposta evasa, determinata applicando le aliquote previste (dal 24 al 27,5%) ai ricavi che si assumono occultati al Fisco italiano. Le ipotesi di reato contestate sono: omessa dichiarazione dei redditi delle società, dichiarazione infedele dei redditi personali e autoriciclaggio.
L’attività ha tratto origine da una verifica dell’Agenzia delle Entrate – Direzione Provinciale Napoli II – presso una società partenopea amministrata dall’indagato e operante nel settore del trasporto marittimo di gas attraverso il noleggio di navi a scafo nudo (“bareboat charter”).
L’indagine, coordinata dalla III sezione di criminalità economica – visti gli indizi di frode fiscale e le diramazioni internazionali – è stata affidata agli specialisti del I Gruppo Tutela Entrate del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria.
Il sistema illecito ricostruito si sarebbe basato principalmente sulla delocalizzazione di società di fatto operanti a Napoli in paradisi fiscali da parte dello stesso imprenditore, il quale nel frattempo aveva spostato la propria residenza in Spagna e, al fine di sviare le indagini, si era avvalso di un numero di telefono intestato ad un soggetto pakistano.
Le Fiamme Gialle hanno accertato che le società estere, titolari delle navi gasiere, risulterebbero intestate ad un soggetto “prestanome” di nazionalità portoghese a cui l’indagato, amministratore di fatto delle società armatoriali, avrebbe sottoposto la documentazione da firmare mediante la collaborazione di uno studio legale sito nell’isola di Madeira.
Le indagini si sono sviluppate principalmente mediante l’analisi di documentazione acquisita presso gli uffici dell’imprenditore e di quella rinvenuta in sede di perquisizione informatica nei suoi dispositivi elettronici nonché nell’effettuazione di un’attività di intercettazione telefonica. I profitti conseguiti con gli indebiti risparmi d’imposta sarebbero stati riciclati attraverso investimenti, in particolare negli Emirati Arabi Uniti.
Ha fatto bene