Nel Regno Unito un gruppo di scienziati ha esaminato i dati più recenti raccolti con la app ZOE COVID STUDY, che è stata lanciata a marzo 2020 per supportare la ricerca di questa patologia e permette agli utenti di inserire informazioni sulla propria sintomatologia relativa al Covid-19
Dall’analisi, coordinata da Tim Spector, docente di Epidemiologia Genetica al King’s College di Londra, emerge che i sintomi della Delta e della Omicron potrebbero essere molto simili. Sia in questo periodo che ad ottobre, quando la prima era prevalente, le persone che si sono infettate hanno avuto a che fare con naso che cola, mal di testa, senso di affaticamento, raffreddore e mal di gola
Solo il 50% delle persone ha avuto febbre, tosse, perdita dell’olfatto o del gusto. Qualcuno ha anche riferito una perdita di appetito e la cosiddetta “nebbia mentale” o “nebbia cognitiva”
Il fatto che la perdita dell’olfatto fosse meno prevalente nei casi Omicron era già stato sottolineato dalla dottoressa Angelique Coetzee, presidente della South African Medical Association e fra i primi esperti a dare l’allarme. Di recente, in un’intervista a Republic Media Network ha aggiunto: “Nei casi Omicron i livelli di ossigeno restano normali, ci potrebbe essere un leggero aumento della frequenza cardiaca, non si perde l’olfatto e la gola è secca”
Altre informazioni sui sintomi della variante Omicron arrivano da uno studio su 211.000 tamponi in Sudafrica. 78mila sono stati effettuati nel periodo tra il 15 novembre e il 7 dicembre, caratterizzato da un rapido aumento di casi Omicron. Ryan Noach, CEO della compagnia che ha condotto la ricerca in collaborazione col South African Medical Research Council, ha detto che le persone infettate più di recente avevano congestione nasale e mal di schiena
In linea generale, sembra che la variante Omicron dia sintomi lievi e che somigli più a un raffreddore che a un’influenza. Tuttavia, sottolinea il New York Times, gli scienziati non hanno ancora capito se questo è dovuto alle mutazioni o al fatto che alcune delle persone che si sono infettate erano vaccinate
Un altro dubbio relativo alla variante Omicron riguarda i tempi di incubazione. L’epidemiologo Waleed Javaid, citato dal New York Times, ha riferito che a causa della variante Omicron una persona può sviluppare sintomi e diventare contagiosa già tre giorni dopo l’esposizione rispetto ai quattro-sei richiesti per la Delta
La variante Omicron è stata identificata per la prima volta un mese fa, il 22 novembre 2021, nei laboratori di Botswana e Sud Africa. Al momento è diffusa in 78 Paesi e in sei ha sostituito la Delta al 100%
Secondo una recente stima dell’Istituto superiore di sanità, è attribuibile alla variante Omicron il 28% dei nuovi casi registrati in Italia. Si tratta di un aumento cospicuo rispetto a due settimane e mezzo fa, quando lo stesso istituto le attribuiva lo 0,19% delle nuove infezioni. In un’intervista all’Ansa, il genetista Massimo Zollo ha detto che “è urgente investire nel sequenziamento genetico e farlo ora piuttosto che vedere gli ospedali riempirsi”
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