In particolare il fatto che l’isolamento precauzionale non si applichi a chi è vaccinato con due dosi da meno di 4 mesi (o è guarito da meno di 120 giorni) e a chi ha fatto il richiamo. “Dal provvedimento traspare la mancanza di opzioni” di fronte al boom di positivi e alla crisi del sistema dei tamponi.
“Si poteva evitare questa situazione? Penso che si sarebbe sicuramente potuta mitigare facendo le terze dosi quando dovevano essere fatte, cioè a partire da giugno. Il peccato originale è di non pensare in anticipo” sul virus, dice il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova.
“Non si può fare affidamento solo sui vaccini e rinunciare a tracciare”, osserva il virologo. “La corsa alle farmacie e il boom dei tamponi sono la dimostrazione del fatto che le persone si sentono lasciate in balia di sé stesse. Ad agosto-settembre dell’anno scorso avevo proposto di creare una rete di laboratori in grado di fare oltre 500mila test molecolari al giorno a 2 euro l’uno. Ma abbiamo rinunciato a fare tutto questo, non si è fatto nulla sul tracciamento.
L’unica cosa positiva è l’obbligo di mascherina Ffp2 sui mezzi pubblici e in molti altri contesti”, ma per quanto riguarda i contatti stretti di positivi “non si può pensare che le persone facciano autoisolamento, autodiagnosi e autotracciamento”, sottolinea in riferimento sempre a quei contatti stretti che potranno non fare quarantena a patto di indossare la mascherina Ffp2 per 10 giorni e autosorvegliarsi, facendo un tampone solo se sintomatici già al quinto giorno dall’esposizione.
Ahhhhh E MENO MALE!
Zzzzzzz così esordi lo zanzarologo sociopolitico