Non è la prima volta che per colpa della pandemia Sannino ha dovuto rinunciare a una panchina. Dopo la lunga carriera in Italia, dagli anni d’oro di Varese alle esperienze in Serie A con Siena, Palermo, Chievo e Carpi, ha allenato in varie nazioni. Dall’Inghilterra con il Watford alla Grecia con il Levadiakos, fino all’Ungheria con la Honved, ancora il Levadiakos e, da settembre 2021, la Libia. “Le ultime tre squadre – racconta – stavano andando benissimo. Con la Honved abbiamo vinto la Coppa d’Ungheria, in Grecia avremmo dovuto fare la finale dei playoff, in Libia ero primo con 12 punti in 6 partite e solo 2 gol al passivo. Ma ho dovuto lasciare: quando sei lontano da casa, hai timore di ammalarti senza poter avere le cure necessarie. Non ero tranquillo, ecco. E a malincuore ho dovuto rinunciare: peccato, perché in quei tre posti stavamo vivendo pagine sportive esaltanti”.
Con l’Al-Ittihad è stato eliminato in Champions dai favoriti dell’Esperance di Tunisi e avrebbe dovuto giocare la Conference. Era primo in classifica, dopo essersi ambientato in fretta in un mondo tutto nuovo: “Le strutture non sono granché, ma in Libia c’è una grande passione per il calcio. Anche agli allenamenti c’erano centinaia di persone a vederci e, quando abbiamo vinto un derby giocato fuori città, al ritorno siamo stati accolti lungo la strada da migliaia di tifosi che volevano festeggiare e hanno fermato più volte il pullman”. Il livello è alto: “Ho giocato partite in Egitto, in Nigeria e da altre parti, ho visto un calcio importante, con giocatori giovani e di grande valore sui quali non è sbagliato investire. Bisogna soltanto perdere un po’ di tempo per educarli tatticamente e insegnare loro a stare in campo, ma non è tempo sprecato”. Magari un giorno tornerà: “È bellissimo fare esperienze all’estero. Mi piacerebbe restare in Italia (ultima squadra allenata, il Novara nel 2019, ndr), ma una squadra straniera è sempre interessante da allenare. Meglio se non ci sarà più di mezzo il Covid…”.
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