D’altra parte però i lavoratori autonomi non hanno avuto un reddito fisso, perché chi ha la partita iva deve lavorare e produrre ogni mese per avere un reddito a fine mese, quindi oltre ad avere la problematica del lockdown, dovevano comunque sostenere a fine mese le spese familiari e quotidiane, come le spese per l’alimentazione, il mutuo e l’assicurazione. Lo scrive Le Cronache consultabile on line
Chi ha avuto la possibilità negli anni precedenti di risparmiare, ha potuto affrontare questo periodo, anche se c’è stato un piccolo aiuto da parte dello Stato ma non in maniera presente e forte. Ma purtroppo c’è anche stato chi ha dovuto sostenere delle spese e costi mensili elevati, che dopo tanti mesi di chiusura ha dovuto chiudere l’attività o cercare altre soluzioni.
Un esempio di lavoratore autonomo con partita iva è Giuseppe Balzano, un uomo di 52 anni che commercia articoli sportivi per palestre ed integratori alimentari. Balzano racconta come è riuscito ad andare avanti nei mesi del lockdown e poi successivamente con la riapertura parziale che, guarda caso, non ha interessato però il suo settore, che invece ha subito nuove chiusure.
“Vendo principalmente articoli professionali da palestra, ovvero attrezzi cardio fitness o macchine isotoniche, ma anche home fitness, quindi anche attrezzature, biciclette e tappeti che si usano in casa”, spiega Giuseppe Balzano, raccontando anche come ha inciso l’influenza della pandemia sul suo lavoro, con anche la chiusura, prolungata, rispetto ad altre attività delle palestre…
“La pandemia ha influito come quasi tutte le attività commerciali con partita iva, ovvero in maniera negativa perché con la chiusura delle palestre le persone non hanno più frequentato le sale e anche la richiesta di integratori alimentari come proteine, vitamine e barrette ha avuto un calo e questo ha portato ad un minor fatturato”.
Fonte Le Cronache consultabile on line
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