Cosa potrebbe succedere
“Avremo un’altra pandemia. Sarà un agente patogeno diverso la prossima volta”, ha affermato Gates. A due anni dall’inizio della pandemia di Sars-Cov-2, il miliardario americano ha affermato che gli effetti peggiori sono svaniti perché enormi fasce della popolazione globale hanno acquisito un certo livello di immunità grazie ai vaccini e agli anticorpi generati a seguito dell’infezione. E poi, la gravità è comunque diminuita dopo la comparsa della variante Omicron. Qualora dovesse avversarsi la sua profezia, però, i “progressi nella tecnologia medica dovrebbero aiutare il mondo a fare un lavoro migliore per combatterlo (l’agente patogeno, ndr) se gli investimenti verranno fatti adesso“, aggiunge.
“Preparasi più velocemente”
Se abbiamo imparato qualcosa da due anni di pandemia, il mondo dovrebbe avere gli strumenti per muoversi più velocemente in futuro nello sviluppare e distribuire i vaccini: i governi, pertando, sono “invitati” a investire sin da ora. Sui vaccini, Gates sottolinea che “la prossima volta che dovremmo provare a farlo, invece di due anni, dovremmo renderlo pronto in sei mesi“, aggiungendo che le piattaforme standardizzate, inclusa la tecnologia dell’Rna messaggero (mRNA), rendono possibile queste tempistiche. “Il costo per essere pronti per la prossima pandemia non è così grande. Non è come il cambiamento climatico. Se siamo razionali, sì, la prossima volta lo prenderemo presto“.
Nonostante gli sforzi mondiali, Gates crede che sia già troppo tardi per raggiungere l’obiettivo fissato dall’Oms di vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro i primi sei mesi del 2022: in questo momento, infatti, è coperto da almeno una dose vaccinale il 61,9% degli abitanti della Terra. La diffusione del Covid, però, ha anche creato un livello di immunità migliore “nel raggiungere la popolazione mondiale rispetto a quello che abbiamo fatto con i vaccini“: troppe zone del mondo sono rimaste ancora senza copertura, inaccettabile per un’emergenza simile.
Gates, grazie alla fondazione sua e di sua moglie, ha collaborato con il Wellcome Trust (fondazione di beneficenza) del Regno Unito per donare 300 milioni di dollari alla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi), che ha contribuito a formare il programma “Covax” per fornire vaccini ai paesi a basso e medio reddito. L’obiettivo è riuscire a raccogliere 3,5 miliardi di dollari nel tentativo di ridurre il tempo necessario per sviluppare un nuovo vaccino a soli 100 giorni.
Fonte: IlGiornale.it
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