Prepararsi ad ogni evenienza è un atto dovuto. Il Capo di Stato Maggiore dell’aeronautica Militare, generale Luca Goretti, ha lanciato già l’allarme: se gli aerei di pattuglia italiani in Romania sconfinassero in Ucraina, la guerra sarà imminente.
Italia in guerra: l’allarme è partito ieri, quando lo Stato Maggiore dell’Esercito ha firmato una circolare che consiglia di stoppare i congedi anticipati e di mantenere i vari reparti delle forze armate in un vero e proprio stato di prontezza operativa, “orientato al warfighting (combattimento di guerra)” e con “massimi livelli di efficienza di tutti i mezzi cingolati, gli elicotteri e i sistemi d’arma dell’artiglieria”.
“In questo momento caratterizzato dall’intensificarsi delle tensioni geopolitiche – prosegue la circolare – deve essere effettuato ogni possibile sforzo affinché le capacità pregiate possano essere disponibili. Il personale dovrà alimentare i reparti che esprimono unità di prontezza nei prossimi due anni. Unità che devono essere alimentate al 100% con personale pronto senza vincoli di impiego operativo”.
Poi, quasi a voler tranquillizzare l’opinione pubblica, lo Stato Maggiore ha subito diramato una nota nella quale ha spiegato che il documento era “ad esclusivo uso interno, di carattere routinario, con cui il Vertice di Forza Armata adegua le priorità delle unità dell’Esercito, al fine di rispondere alle esigenze dettate dai mutamenti del contesto internazionale. Trattasi dunque di precisazioni alla luce di un cambiamento che è sotto gli occhi di tutti”.
L’Italia può entrare in guerra?
L’articolo 11 della Costituzione parla chiaro: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa agli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Quindi, non è affatto possibile una guerra offensiva e di conquista, ma è comunque ammessa una guerra di difesa, se necessaria in caso di attacco da parte di un altro Stato.
Facendo parte della Nato, in caso di attacco russo ad uno dei paesi membri, l’Italia dovrebbe intervenire: lo stabilisce l’articolo 5 del Patto Atlantico. Questo sancirebbe l’entrata in guerra del nostro Paese.
Italia in guerra: conseguenze politiche
Italia in guerra: cosa succederebbe? Si applicherebbero le norme costituzionali che disciplinano l’eventualità di uno scenario bellico: l’art. 52 della Costituzione sancisce che “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”, mentre l‘art. 78 prevede che “le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”.
Ci sarebbe quindi una totale delega dei poteri al Governo, oltre che l’annullamento delle elezioni politiche, come stabilito dall’art 60 della Costituzione: “La durata di ciascuna Camera – si legge – non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra”.
Chi verrebbe chiamato alle armi in caso di guerra?
Altro punto da chiarire è chi verrebbe chiamato alle armi in caso di Italia in guerra. La leva obbligatoria, come noto, è stata cancellata nel 2005, ma il Codice Militare permette di re-introdurla in due casi: se l’Italia entra in guerra ai sensi dell’art.78 o se si verifica una grave crisi internazionale in cui l’Italia è coinvolta direttamente o in ragione dell’appartenenza a un’organizzazione internazionale, come nel caso della Nato.
Andrebbero a combattere i professionisti delle nostre forze armate (Esercito, Marina ed Aeronautica), che si arruolano come volontari. Qualora “il personale volontario fosse insufficiente” o se si verificasse “l’impossibilità di colmare le vacanze dell’organico in funzione delle predisposizioni di mobilitazione”, i primi ad essere richiamati sarebbero i Vpf (Volontari in ferma prefissata), persone che hanno terminato il servizio da non più di 5 anni. Va chiarito che gli appartenenti alle Forze di polizia (Polizia di Stato, penitenziaria, locale e Vigili del Fuoco) non possono essere richiamati alle armi.
Se anche i Vpn non bastassero, allora si procederebbe con la chiamata alle armi di tutti i cittadini maschi rientranti nella fascia di età dai 18 ai 45 anni, previa visita medica di idoneità al servizio militare.
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