Strana e sfortunata la partita si Berardi. Il bomber del Sassuolo, che in campionato sta facendo faville con 14 gol all’attivo e ben 10 assist che ne fanno tra i più prolifici attaccanti italiani del momento, dietro al solito Immobile, è la cartina tornasole della nostra qualità in campo internazionale: quando si tratta di giocare in Serie A fenomeni, poi assoluti comprimari oltre i confini. Berardi, insieme a Immobile e a Insigne, a Jorginho e Verratti, non è mai riuscito a scardinare la difesa macedone creando vere occasioni pericolose, con l’Italia che ha sempre tenuto il colpo in canna, inceppandosi puntualmente davanti ad un bersaglio mai mirato con convinzione. Probabilmente sono state determinanti anche le scelte di un Mancini in balìa di se stesso, con 10 esclusioni dal novero dei 23 che avevano fatto (e faranno ancora) discutere.
Una disfatta che ha il sapore di un viaggio senza ritorno: è caduta anche l’ultima roccaforte azzurra, quel ‘Barbera’ che tanto aveva fatto sperare i tifosi, accorsi a occupare, per la prima volta dopo l’inizio della pandemia, uno stadio al 100% della sua capienza. E che parte da lontano: senza contare la ‘bolla’ degli Europei vinti, lo scenario azzurro era desolato e desolante ancor prima della sfida alla Macedonia. Si arrivava con i quattro miseri pareggi nelle ultime cinque uscite nel girone delle Qualificazioni contro Bulgaria, Svizzera e Irlanda e quei due miseri gol (Di Lorenzo e Chiesa), con un’Italia che ha annoverato sempre al 90′ il totale dei tiri in porta in doppia cifra (fino ai 27 nell’1-1 con i bulgari) senza mai raccogliere (quasi) nulla.
Il punto non è che l’Italia non ci abbia provato nella notte del ‘Barbera’, anzi. È proprio questo il discorso (e il problema): i 35 colpi (a vuoto) ne sono testimonianza e nel quarto d’ora decisivo, e in vista dei supplementari, abbiamo finito con tutte le armi da fuoco in campo, cambiando gli attori, inserendo Raspadori e Joao Pedro, Lorenzo Pellegrini e Tonali, in cerca del gesto risolutore. Nulla di tutto ciò è arrivato e se si pensa che in tribuna sono rimasti a guardare allibiti i vari Belotti, Zaniolo, Scamacca, che il gruppo in campo (tolta una difesa dimezzata) era lo scheletro della cavalcata europea, l’amarezza e la convinzione che qualcosa di più e meglio si sarebbe potuto (e dovuto) fare, resta. Ci viene da chiedere a Mancini, che era stato anche all’Arechi in occasione di Salernitana Milan: ma un Federico Bonazzoli, bomber granata, non sarebbe potuto tornare utile, ora che vive un momento di freschezza mentale e fisica? Ai posteri l’ardua sentenza
Ah ridicoli giornalai ma quando scrivete ste cretinate vi credete almeno voi?
Massimo Coda
Questo articolo non serve a nulla!!!!o meglio è il nulla assoluto!!!!!