Il progetto, secondo programma, partirà a ottobre e per due anni lo scienziato studierà le capacità visive e i sottostanti processi neuronali in un tipo di ratto modificato geneticamente.
“A differenza dei topi – spiega Zoccolan – che hanno funzioni cognitive e livelli di interazioni sociali molto più limitate dell’umano, il ratto è superiore a livello comportamentale, a livello di struttura sociale dei gruppi in cui vive e a livello di capacità cognitiva”.
Zoccolan eseguirà in team esperimenti di tipo comportamentale e neurofisiologico per studiare i processi visivi in animali portatori di una mutazione in un gene fortemente coinvolto nell’autismo. I ricercatori verificheranno la presenza di anormalità visive simili a quelle riportate nelle persone autistiche e indagheranno i processi corticali coinvolti: “Abbiamo proposto esperimenti che vadano a testare questo punto di vista comportamentale percettivo per indagare quali sono i correlati neuronali e come si differenziano rispetto agli animali neurotipici”.
Il primo obiettivo sarà “caratterizzare questi modelli”. Successivamente, “scoprire come le proprietà visive sono alterate in questi animali potrà avere un forte impatto sulla comprensione dei processi neuronali che caratterizzano i disturbi dello spettro autistico. Questo potrebbe aprire la strada a nuove strategie terapeutiche che vadano a riattivare specifiche componenti dei circuiti nervosi attraverso tecniche di opto- e chemo-genetica”.
Il progetto è uno dei sette finanziati da Sfari, che insieme al Medical College of Wisconsin ha sviluppato otto diversi modelli mutanti di ratto per consentire lo studio dell’autismo e test preclinici di possibili terapie.
Fonte: ANSA
Commenta