Meno aziende agricole, ma più grandi. Così il quadro dei primi dati sul 7° Censimento generale dell’Agricoltura, elaborati dall’Istat. Il fenomeno – commenta Coldiretti Campania, che ha partecipato direttamente al censimento attraverso i suoi uffici territoriali – è omogeneo in tutta Italia, ma a distanza di dieci anni restituisce un quadro nuovo per la regione, che sarà approfondito per comparto e per provincia con la pubblicazione dei dati completi.
Il numero assoluto delle imprese in Campania è calato drasticamente, ma a fronte di un rafforzamento strutturale. Nel 2010 le aziende agricole censite erano 136.872, mentre nel 2020 sono 79.353, pari al 7% del totale nazionale. La superfice agricola utilizzata (SAU) cala da 550 mila ettari a 516 mila ettari, pari al 4,1% italiano. Nonostante questi numeri negativi, la dimensione media delle aziende agricole campane passa da 4 ettari a 6,5 ettari.
Ad incidere su questi numeri – sottolinea Coldiretti Campania – è la cancellazione dal rilevamento statistico dei terreni agricoli gestiti dagli hobbisti, che non sono imprese agricole. Pertanto, il dato che emerge è la crescita progressiva di imprese agricole più strutturate, più innovative e con più terreno a disposizione. Dai primi dati Istat si rileva anche il numero di aziende agricole con capi di bestiame, che in Campania sono 13.353, pari al 16,8% del totale nazionale. Sono 16.768 mila le aziende solo zootecniche, pari al 21,1% nazionale. La somma dimostra il peso importante degli allevamenti in regione.
“Da questi primi numeri – evidenzia Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania – si coglie un trend interessante, che fotografa un cambiamento in atto negli ultimi vent’anni. Ma se una tendenza esiste, va ancora accompagnata e sostenuta. Ben venga il chiarimento che si è fatto nelle statistiche delle superfici agricole utilizzate, ma questo deve diventare il punto di forza per smuovere l’eccessiva rigidità nella vendita e nei fitti dei terreni. È urgente un riordino fondiario che sblocchi la terra a favore della produzione agricola, indirizzando gli incentivi economici solo a chi vive di agricoltura, agli imprenditori agricoli professionali.
Se continuiamo a distribuire risorse a chi fa un altro mestiere e coltiva per hobby, alimentiamo un meccanismo che blocca la cessione dei terreni a chi fa impresa e crea occupazione. Questa è la sfida che ci attende e che consentirà di rafforzare tutto il sistema agricolo regionale. La nostra agricoltura infatti deve fare i conti con un’orografia complessa, ma è stata capace di arrivare ovunque: nelle fertili pianure, sulle montagne, sulle colline, sulle isole e a picco sul mare, consentendo varietà e biodiversità produttive uniche al mondo.”
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