“Abbiamo sempre saputo che le indagini sull’omicidio di mio padre erano complicate. Sono stati commessi dalle forze di polizia errori mai visti, neppure nei film. Per molto tempo ci siamo chiesti se ciò fosse accaduto per incapacità, negligenza o invece volontariamente per creare confusione e depistaggi. Oggi le ipotesi della Procura ci forniscono una prima risposta. È giusto e doveroso riaffermare la nostra fiducia negli inquirenti, come abbiamo sempre fatto anche quando la speranza sembrava svanire, ma è anche vero che, nel nostro caso, è ancora complicato dare fiducia nei confronti di chi, all’epoca e per questi anni, ha continuato a rappresentare una divisa”.
Lo dice Antonio Vassallo, figlio di Angelo, il sindaco pescatore di Acciaroli ucciso nel 2010 e sul cui omicidio è arrivata in questi giorni la svolta con 9 persone – tre delle quali appartenenti all’Arma dei Carabinieri – indagate.
“Insieme alla mia famiglia e il mio avvocato oggi vogliamo continuare ad esprimere un sentimento di fiducia nei confronti di quella parte di Stato che funziona, lo Stato nel quale mio padre credeva, lo Stato per cui lui ha rimesso la vita difendendo il suo incarico i suoi concittadini e il suo territorio”, conclude Antonio Vassallo.
Troppo marcio c’è in Italia, soprattutto nelle istituzioni che dovrebbero rappresentare la legalità e la giustizia. Possiamo avere ancora fiducia?
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