Il giallo del delitto di Angelo Vassallo (di Enzo Todaro)

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Il Procuratore della Repubblica di Salerno Giuseppe Borrelli e il suo Procuratore Aggiunto Marco Colamonici, della DDA, appartengono a quella categoria di magistrati che alla spettacolarità delle indagini ad effetto preferiscono quelle silenziose sino al loro più completo sviluppo.

Non firmano perquisizioni domiciliari solo apparentemente al di sopra di ogni sospetto! Lo fanno solo quando hanno in mano elementi che giustificano atti investigativi che conducono inevitabilmente all’ordinanza di perquisizione domiciliare che sono la base su cui i due magistrati, assolutamente liberi e non preda di facili suggestioni, indirizzano l’accusa di omicidio

Angelo Vassallo, dunque è stato eliminato perché il giorno dopo l’agguato avrebbe, il condizionale è d’obbligo, denunziato ai carabinieri di Agropoli ciò che di tremendo e di insospettabile aveva scoperto.

Era diventato, Angelo Vassallo, il Sindaco pescatore di Pollica, una persona scomoda tanto da chiudergli per sempre la bocca dai venditori di morte bianca.

Allo stato dell’arte, figurano nove indagati tra i quali il colonnello Fabio Cagnazzo, l’attendente carabiniere Luigi Molaro e il carabiniere Lazzaro Cioffi

A loro fianco altri comprimari che la Procura della Repubblica di Salerno ritiene essere, a vario titolo, responsabili della uccisione di Angelo Vassallo avvenuta il 5 settembre di 12 anni fa.

Le conclusioni alle quali sono pervenuti il procuratore Borrelli e l’aggiunto Marco Colamonici hanno suscitato grande interesse nell’opinione pubblica nazionale e in qualche giornalista che non ha mai abbandonato la pista che portava alla droga

Siamo ancora agli inizi di un omicidio, quello di Angelo Vassallo a forti tinte gialle. La procura di Salerno è seriamente impegnata a fare luce completa sull’omicidio e sull’implicazione di altre persone tuttora fuori dal cerchio magico dei depistaggi

Al Procuratore della Repubblica Borrelli e al suo aggiunto Colamonici è vicinissima la frase: “Giustizia è fatta!”

di Enzo Todaro

1 Commento

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  • Caro dott. Todaro, un elemento che lascia perplessi è il numero di colpi sparati nei confronti del Sindaco vassallo. La mano che ha sparato sembra sia stata spinta da un ira che dalla freddezza di un professionista. La camorra, come lei insegna, quando ammazza qualcuno lo fa in maniera plateale, a mò di monito, e non spreca tanti colpi, soprattutto se sparati quasi a bruciapelo.

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