La Presidente del partito maggioritario, e probabile incaricata di formare il Governo, pare consapevole della diffidenza che all’estero circonda la prospettiva di un esecutivo disallineato da quello in carica. Di qui la linea di prudenza, con l’obiettivo di rassicurare i mercati e gli interlocutori internazionali. Di qui lo spirito di collaborazione istituzionale con il Governo in carica per una successione morbida.
Potrebbe non bastare se si desse applicazione al motto elettorale “Italy First”, sulla scorta del precedente di Donald Trump, non proprio un modello rassicurante. E d’altronde neppure le si potrà chiedere di allontanarsi radicalmente dalle posizioni di principio tenute nella lunga stagione dell’opposizione. Sovranismo e nazionalismo restano nel bagaglio ideale dei Fratelli d’Italia.
Il rapporto con gli Stati Uniti è dichiarato coerente con l’atlantismo di sempre. L’Italia leale membro NATO, l’Italia a sostegno dello sforzo bellico dell’Ucraina, l’Italia non ammicca alla Russia. Giunge, immediata, la denuncia dell’annessione dei territori ucraini.
Sui rapporti con Mosca sono da scontare le diversità di vedute con gli altri partiti della coalizione. Certi loro sentimenti, di comprensione se non di simpatia per la dirigenza moscovita, sono di lunga data ed oggetto di attenzione da parte degli Stati Uniti. La polemica sui finanziamenti esteri è stata tacitata durante la campagna elettorale, potrebbe riesplodere se dal Dipartimento di Stato uscissero documenti ora verosimilmente secretati.
I rapporti con l’Unione europea sono sotto osservazione. Si passi come battuta elettorale “la pacchia è finita a Bruxelles”. Resta il fatto che il gruppo conservatore e riformatore ha sempre votato a Strasburgo contro la maggioranza. Da ultimo sulle sanzioni al Governo Orbàn per il suo essere illiberale.
L’affinità elettiva va verso Polonia e Ungheria invece che verso l’asse centrale di Francia e Germania. Parigi e Berlino lasciano trasparire l’ansia dell’attesa, pubblicamente si attengono alla frase di rito che rispettano la volontà maggioritaria dell’elettorato italiano.
Esiste un interesse simmetrico fra le due capitali e Roma a trovare un corretto modus operandi, non ideologico ma volto al fare. Perché di fare ce n’è molto. Basti citare i nodi della politica energetica e del Recovery Fund.
La legge di bilancio sarà il primo importante banco di prova per il nuovo Governo. Un eventuale scostamento di bilancio sarebbe visto come un negare subito la pratica della buona amministrazione. Il tentativo di rinnovare Next Generation EU, semmai allargato alle conseguenze della crisi energetica, sarebbe accantonato una volta per tutte.
Le ricostruzioni giornalistiche del dibattito in seno alla Commissione sono significative. La preoccupazione di certi Commissari del Nord va verso la tenuta dei conti prima che verso la coartazione di certi diritti civili, quello all’aborto in primo luogo.
La Banca Centrale Europea pratica una politica restrittiva sui tassi per contenere l’inflazione, sarà dunque sempre meno propensa a finanziare il nostro debito con l’acquisto di titoli pubblici. Il mercato è pronto a giocare al ribasso sulle nostre posizioni. Una fuga di capitali dall’Italia, per non parlare del mancato arrivo di nuovi, non sarebbe il migliore viatico per il Governo che verrà.
Una postilla per tornare al caso Russia. Esce in Gran Bretagna il memoriale della presunta amante di John Le Carré, il grande scrittore morto nel 2020. Dettagli intimi e pruriginosi, oltre alla descrizione di un carattere altezzoso e introverso. Eppure, se fosse ancora in vita, Le Carré saprebbe scrivere di quanto accade a Mosca, nel vortice di un potere vorticoso.
di Cosimo Risi
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