Il 2,7% è il “profilo di crescita più debole dal 2001 fatta eccezione per la crisi finanziaria globale e la fase acuta del Covid”, proseguono da Washington, “e riflette il significativo rallentamento delle maggiori economie”.
Quanto alla guerra in Ucraina, sta avendo “severe ripercussioni economiche in Europa con più alti prezzi dell’energia, una più debole fiducia dei consumatori e un rallentamento dell’attività manifatturiera”. Tuttavia, precisa il Fondo, a limitare i progressi economici è anche – e ancora – il Covid.
La crescita dell’Italia è vista in rialzo. Dopo il +6,6% del 2021, il Pil è atteso salire nel 2022 del 3,2%, ovvero 0,2 punti percentuali in più rispetto alle stime di luglio (+0,9 punti su aprile). Per il 2023 invece il Fondo taglia le sue previsioni di 0,9 punti percentuali (-1,9 punti su aprile), stimando una contrazione dell’economia dello 0,2%. Nel 2022 l’Italia cresce così più della Germania (+1,5%) e della Francia (+2,5%). Nel nostro Paese la ripresa dei servizi turistici e della produzione industriale nella prima metà del 2022 ha contribuito a previsioni di crescita del 3,2% che è attesa “rallentare fortemente” nel 2023.
Il debito pubblico italiano è atteso calare dal 150,9% del Pil nel 2021 al 147,2% nel 2022 e al 147,1% del 2023. Per il 2027 il Fmi stima un debito al 142,5%. Atteso in calo anche il deficit: scenderà al 5,4. E il lavoro? Il tasso di disoccupazione in Italia calerà all’8,8% nel 2022 dal 9,5% del 2021. Lo prevede il Fmi stimando una disoccupazione in aumento il prossimo anno al 9,4%.
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