A dare la notizia è Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Non solo cellulari, ma anche droga e aggressioni al personale. Per Capece: “Senza un immediato intervento dell’amministrazione, sarà sempre più difficile garantire la legalità e la sicurezza all’interno dei penitenziari italiani”.
Il segretario generale plaude, infatti, alla grande professionalità degli uomini e donne della polizia penitenziaria, che pur tenendo conto della significativa carenza organica “hanno posto in essere questa operazione di polizia che ha portato frutti, assicurando alla legge la punibilità dei reclusi che continuano a commettere reati anche nelle condizioni di detenzione”.
Non è la prima volta che Capece interviene sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica nel carcere di Salerno. “E’ ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo”, evidenzia il segretario del Sappe.
Netta la denuncia: “Non sappiamo più in quale lingua del mondo dire che le carceri devono essere tutte schermate all’uso di telefoni cellulari e qualsiasi altro apparato tecnologico che possa produrre comunicazioni. Le donne e gli uomini del Corpo sono quotidianamente impegnati nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. E nonostante la recente previsione di reato nel Codice penale per l’ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”.
Per il leader del Sappe, “anche a questo hanno portato questi anni di ipergarantismo nelle carceri, dove ai detenuti è stato praticamente permesso di auto gestirsi con provvedimenti scellerati ‘a pioggia’ come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assumono severi provvedimenti”.
Infine, la richiesta alla premier Meloni, che nel suo discorso di oggi alla Camera dei Deputati ha parlato proprio della situazione delle carceri e di Polizia Penitenziari:
“Al nuovo Governo chiedo di avere quel coraggio che non hanno avuto i suoi precedenti nel modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane, per adulti e minori. Non si può continuare così: la tensione che si vive nelle carceri è costante e lo sanno bene gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti. Servono con urgenza provvedimenti. E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere”.
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