Su questo punto il premier Meloni ha spiegato senza scendere nel merito che “abbiamo introdotto un principio sui redditi medio bassi che saranno calcolati non in base al tradizionale Isee ma in base alla composizione del nucleo familiare, in questa norma c’è un primo accenno di quoziente familiare”
Il reddito di riferimento – da quanto emerso – è calcolato dividendo la somma dei redditi complessivi posseduti nell’anno precedente quello di sostenimento della spesa, dal contribuente, dal coniuge del contribuente, dal soggetto legato da unione civile o convivente se presente nel suo nucleo familiare, e dai familiari, diversi dal coniuge, dal soggetto legato da unione civile o dal convivente, presenti nel nucleo familiare, per un numero di parti pre-determinato
Il superbonus si applica invece al 110% (anche se questo punto non è chiaro e altre fonti parlano del 90%) fino al 31 marzo 2023 per le villette unifamiliari che abbiano completato il 30% dei lavori entro il 30 settembre 2022. Manterrà il diritto al 110% chi presenta la CILAS entro il 25 novembre prossimo
Per i condomìni, gli edifici composti da 2 a 4 unità anche se posseduti da un unico proprietario o in comproprietà tra più soggetti, la norma anticipa di un anno – dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2022 – la scadenza del 110%, abbassando al 90% l’aliquota per il 2023. Resta confermato il decalage al 70% fino al 31 dicembre 2024 e al 65% fino 31 dicembre 2025. Secondo la bozza del DL, il bonus manterrà l’aliquota del 110% fino al 2025 per gli interventi realizzati dalle Onlus sulle strutture sociosanitarie
Il premier, Giorgia Meloni, in una conferenza stampa, ha detto che il “superbonus nasceva meritoriamente come misura per aiutare l’economia ma il modo in cui è stata realizzata ha creato molti problemi. Chi diceva che si poteva gratuitamente ristrutturare il proprio condomini ricordo che costava allo Stato 60 miliardi, con un buco di 38 miliardi”
“La copertura al 110% – ha continuato Meloni – ha deresponsabilizzato chi la usava: se uno non era chiamato a contribuire non si chiedeva se prezzo era congruo. Questo ha portato distorsione sul mercato a beneficio prevalentemente dei redditi medio alti. Abbiamo scelto di intervenire e si passa al 90%, salvo per chi ha già deliberato a oggi l’intervento e presenta entro il 25 novembre la nota di inizio lavori. Ma con i risparmi abbiamo deciso di riaprire alle unifamiliari, a patto che si tratti di prima casa e redditi medio bassi”
Le misure approvate non hanno riguardato per il momento il nodo della cessione dei crediti al momento paralizzati. “Cercheremo di intervenire perché è un problema reale di molte imprese, rispetto allo stock esistente cercheremo e stiamo definendo una via di uscita rispetto alla situazione attuale”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti
Il ministro ha sottolineato che “la cessione del credito è una possibilità, non un diritto. Tutti coloro che da ora ne vogliono usufruire hanno la certezza di poterli detrarre dai redditi ma non possono avere la certezza che si trovi una banca o istituzione che li accetti. È passata l’idea che il credito d’imposta sia sostanzialmente moneta ma non è così, quindi chi deve fare un investimento deve valutare se l’impresa costruttrice o la banca sia disponibile a riconoscere il credito perché se non è così devono calcolare il progetto d’investimento in diverso modo”
Giorgetti ha spiegato che si è deciso di “salvaguardare” chi ha già deliberato i lavori con il 110%, quindi il decreto “non è retroattivo”, ed è “un intervento che ha a cuore gli interessi delle famiglie più bisognose, degli operatori, ma che cerca di salvaguardare la finanza pubblica” ovvero risorse “di tutti noi”. Alla base della decisione c’è quindi una scelta: “La finanza pubblica può dirigere risorse, quindi abbiamo deciso di incrementare gli stanziamenti per il terzo settore, per le associazioni di disabili, per aiutare le Rsa con le bollette”
Intanto Ance, l’Associazione dei costruttori edili, ha fatto sapere tramite la presidente Federica Brancaccio, che pur “consapevole della necessità del governo di tenere sotto controllo la spesa”, rivedendo il superbonus, ritiene che “cambiare le regole in 15 giorni significa penalizzare soprattutto i condomini partiti per ultimi“, quelli delle “periferie e delle fasce meno abbienti” che, per avviare i lavori “hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e di vedere interamente coperti finanziariamente gli interventi”
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