Il carovita alleggerisce il carrello della spesa (di Tony Ardito)

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Il carrello degli italiani si fa più pesante in valore (+4,4%), ma più leggero in quantità. Effetto palese e diretto dell’inflazione, che ha pesato nei primi 9 mesi del 2022 e condizionerà pure le feste di fine anno; lo rivelano i dati dell’Osservatorio Ismea NielsenIQ sui consumi alimentari. Sono molte le contromisure adottate per limitare l’impatto della spinta inflattiva, che a novembre si conferma all’11,8%.

In base al rapporto, gli alimenti verso cui i consumatori tendono ad orientarsi sono quelli di largo consumo quali pasta e uova che sono tra le poche referenze a non aver subito riduzioni delle quantità acquistate, nonostante i rincari. Per la pasta i volumi rimangono stabili, a fronte di un esborso maggiore del 22%, mentre i consumi di uova aumentano del 3,3% in quantità e del 10,1% in valore. Al contrario subiscono una battuta d’arresto i cibi etnici, le varie tipologie di “free from” (senza glutine, senza lattosio, senza sale, e così via) e i cibi già pronti.

Osservando invece le dinamiche della spesa presso la grande distribuzione, si rilevano diminuzioni solo per il pesce (con punte del -6,9% per quello fresco) e per gli alcolici. Nello specifico, flettono gli acquisti in valore di vino (-4,6%), spumanti e champagne (-1,9%) e, in misura più lieve, della birra (-0,8%), anche di riflesso al ritorno delle occasioni di consumo fuori casa.

A soffrire di più sono le famiglie giovani con figli molto piccoli, che incontrano le maggiori difficoltà economiche, mentre quelle più mature sono meno sensibili alla crisi, mantengono il carrello quasi inalterato assorbendo un incremento della spesa. Guardando ai singoli comparti, è in netto aumento la spesa per gli olii (+15,5%), seguita da quella per bevande analcoliche (+11,2%) e derivati dei cereali (+8,9%). Importanti pure gli incrementi di spesa per le carni (+7,7%).

Tra i canali distributivi il supermercato resta il canale predominante con il 40% di share e con una performance positiva che rispetto al pre-pandemia gli fa guadagnare 2 punti percentuali. Il discount con il 22% di share guadagna 4 punti percentuali rispetto al 2019 con fatturati incrementati quasi del 25%. Il discount è altresì il canale dove l’inflazione è più alta: sfiora il 20% a inizio ottobre.

Scende il numero di famiglie che per fare acquisti alimentari utilizza il canale digitale, dopo il boom del 2020 e 2021 la scelta del canale fisico torna a prevalere su quasi un milione di famiglie che nell’anno precedente avevano provato il digitale. Di fatto però gli acquisti attraverso canali digitali restano superiori dell’80% al periodo pre-Covid, ma sono il 6% in meno le famiglie che lo hanno fatto nel 2022 rispetto al 2021.

di Tony Ardito

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