Ma che impatto hanno questi valori sugli stipendi dei lavoratori? Lo ha calcolato Il Sole 24 Ore. Per chi guadagna meno di 25mila euro si tratta di un risparmio massimo pari a 493,85 euro all’anno. I principali beneficiari sono coloro che hanno una fascia retributiva compresa tra 22.500 euro e 25mila euro annui
Il quotidiano economico prende in considerazione le diverse fasce di guadagno. Chi ottiene fino a 10mila euro avrà un risparmio di 19,25 euro al mese, pari a 231 euro. I lavoratori con un reddito un po’ maggiore, fino a 12.500 euro, avranno un risparmio pari a 24,06 euro al mese (288,75 annui)
La soglia di 15mila euro risparmierà 28,88 euro al mese e 346,50 euro all’anno. Per chi guadagna 17.500 invece i valori saranno 28,81 e 345 all’anno. La fascia da 20mila euro avrà invece un risparmio pari a 32,92 euro al mese, ovvero 395,08 all’anno. Per chi guadagna 22.500 si tratta invece di un risparmio pari a 37,04 al mese pari a 444,46 all’anno. Come detto, il valore più alto va a chi guadagna di più: i redditi fino a 25mila euro all’anno risparmieranno 41,15 euro mensili e 493,85 annui
“Confermo che sulla riforma fiscale vogliamo andare avanti secondo direttrici visibili già in Manovra finanziaria con le poste in bilancio”, ha detto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, precisando che tra “le direttrici su cui la riforma si deve muovere ci sia il taglio del costo del lavoro e su questo si deve fare molto di più”. “Abbiamo dato un segnale con il taglio del cuneo fiscale, ma su questo vorrei andare avanti. Il nostro obiettivio di legislatura sono 5 punti di taglio e vedremo se riuscrimeno a fare questo, qualcosa di piu o di meno”
I dati non entusiasmano i sindacati: “Noi avevamo proposto di detassare la tredicesima e gli aumenti contrattuali, ma c’è stato solo un parziale intervento sul cuneo fiscale, che si traduce in soli 15 euro lordi al mese. Bisogna poi affrontare il problema della precarietà ma la scelta di ampliare l’utilizzo dei voucher va nella direzione opposta. Così come non va bene la decisione su opzione donna. Né ci sono risposte sul Mezzogiorno e sulla sanità”, ha commentato il segretario generale Uil, Pierpaolo Bombardieri
Con il taglio del cuneo fiscale, “i vantaggi in busta paga saranno molto scarsi e certamente insufficienti a contrastare il caro vita”, dice anche la Cgil, secondo cui chi ha una retribuzione annua lorda di 10mila euro riceverà nel 2023 un beneficio mensile netto di 23,08 euro, solo 7,69 euro in più rispetto al 2022. Chi arriva ai 25mila euro lordi annui otterrà un beneficio mensile netto di 41,74 euro, ovvero 13,91 euro in più al mese rispetto a quest’anno
Le modifiche sulla decontribuzione 2023 per i lavoratori dipendenti, rimarca la Cgil, “non sono sufficienti, principalmente per tre ragioni”: innanzitutto “crediamo che la decontribuzione debba essere strutturale e non si possa perseverare con misure di corto respiro. Avevamo, inoltre, richiesto che arrivasse almeno al 5%, allo scopo di aggiungere una mensilità ai lavoratori con redditi medi e bassi. Infine, visto il perdurare dell’elevata inflazione, doveva essere accompagnata dalla strutturale indicizzazione delle detrazioni per lavoro dipendente e pensione”
Sul cuneo fiscale è intervenuta anche la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, che in un’intervista a La Stampa ha detto: “Tra gli impegni di legislatura vi è la riduzione del 5% del cuneo e su questo lavoreremo”. E ai sindacati: “Per quanto mi riguarda, un confronto aperto e sincero sui singoli temi non potrà che portare dei frutti importanti e tradursi in azioni efficaci”
Nel frattempo l’Istat ha pubblicato l’indagine Reddito e condizioni di vita 2021 che fa riferimento agli anni 2019 e 2020 per quanto riguarda il reddito. Confrontando le variazioni a prezzi costanti nelle componenti del costo del lavoro tra il 2007 (pre crisi economica) e il 2020 risulta che “i contributi sociali dei datori di lavoro sono diminuiti del 4%, anche per l’introduzione di misure di decontribuzioni”
Invece, prosegue il report, “i contributi dei lavoratori sono rimasti sostanzialmente invariati, le imposte sul lavoro dipendente sono aumentate in media del 2%, la retribuzione netta a disposizione dei lavoratori si è ridotta del 10%”
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