Potrebbero arrivare dal web, dai social network risposte alle indagini della Digos della Questura di Napoli relative all’accoltellamento di un giovane aiuto cuoco tifoso della Roma, avvenuto la notte tra sabato e domenica scorsi a Napoli, ad opera di ignoti. Dopo la diffusione della notizia del ferimento, il dibattito tra le opposte tifoserie del Napoli e della Roma, sui social, sta prendendo sempre più piede, anche con toni accesi e con la pubblicazione di frasi offensive e di minacciose foto di coltelli e di altri oggetti atti ad offendere. Gli investigatori, coordinati dalla Procura della Repubblica di Napoli, ritengono che la pista della vendetta per la morte di Ciro Esposito sia la meno probabile.
Le indagini, infatti, proseguono a 360 gradi e, al momento, si privilegia l’ipotesi che l’aggressore abbia agito per qualche dissidio legato a motivi di lavoro. La vittima è da qualche anno aiuto cuoco in un hotel della città. I poliziotti stanno tenendo sotto controllo internet monitorando alcuni hashtag e parole chiave. Il timore è che quel ferimento possa passare come una dichiarazione di guerra ed esacerbare gli animi degli ultrà. Intanto le tifoserie azzurre prendono le distanze dal ferimento classificandolo come il gesto di un singolo.
Forza adesso. “Questo non c’entra col calcio”, “Isolare i violenti” e altre amenità ipocrite. Il calcio è morto; violenza, scommesse, fascisti, non si fa mancare nulla, con la complicità delle società e la finta indignazione dei tifosi. Leggere i dati degli ultimi decenni (http://ilsaltodirodi.com/2014/06/30/e-se-smettessimo-di-seguire-il-calcio/) fa venire i brividi