Da Eboli a Varese, supplente 23enne: “1000 km e tanti sacrifici per diventare di ruolo”

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I lavoratori della scuola fuori sede, dopo la bidella pendolare ogni giorno in viaggio con il treno Napoli-Milano, sono “diventati notizia”.

Merita di essere raccontata – come ha fatto il sito web orizzontescuola.it – anche la storia di Gaetano Mazzella, un giovane, 23anni, che quest’anno ha iniziato la sua carriera come insegnante da supplente.

Lavoravo a due passi da casa – ha spiegato – come segretario in un ente di formazione, tante ore di lavoro, sottopagato, e non apprezzato il giusto, ma il mio obiettivo era un altro.

Dopo essermi licenziato, ho avuto la chiamata a settembre, all’età di 23 anni e mi sono messo in gioco per raggiungere i miei obiettivi! Da Eboli, in provincia di Salerno, a Lavane Ponte Tresa, in provincia di Varese, ai confini con la Svizzera.

Quasi 1000 km mi dividono dalla mia famiglia e dalla mia compagna, la vita è molto cara, difatti solo l’affitto mi costa 600€, ma sono sacrifici che sono disposto ad affrontare per crescere e per avere un futuro che ho sempre sognato.

Sono il più piccolo della scuola, e ciò mi stimola solamente a fare meglio dei miei colleghi, dimostrando che l’età è un numero da infrangere con i risultati”.

Se dovesse ottenere una chiamata come docente di ruolo nella stessa regione dove insegna attualmente o comunque lontano da casa, alla luce degli attuali vincoli di mobilità e della cronica difficoltà per i docenti del Sud di rientrare nella regione di origine, sarebbe disposto ad accettare l’incarico?

Sono un giovane con una vita davanti a me. Scegliere di trasferirmi in una provincia lontana da casa è stata una sfida, ma anche un’opportunità per iniziare la mia carriera da insegnante. Se avessi la possibilità di ottenere un posto fisso come docente, lo accetterei volentieri.

La mia voglia di crescere professionalmente e di raggiungere il mio obiettivo è così forte che supera la lontananza dalla famiglia e dalle radici. È anche grazie ai miei genitori che ho intrapreso questa carriera e sarebbe gratificante seguire le orme di mio padre e mia madre“.

4 Commenti

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  • Comprendo le difficoltà ma trovo questa una “non”notizia! 1977 parti da Salerno per il Liceo di Mirandola, prima sede di servizio. 1978 mia moglie parte sa Salerno per la Biblioreca Estense di Modena. Ho aiutato negli anni oltre 1000 persone ogni volta che c’era l’ordinanza incarichi e supplenze, docenti, amministrativi, ausiliari. L’80% dell’organico ATA di Modena era fatto di campani, pugliesi, calabresi, Siciliani….. ed ho sempre pensato che eravamo fortunati rispetto ai milioni che ci avevano preceduto nelle Americhe e nelle miniere del nord Europa
    Non voglio sminuire le difficoltà dei precari di oggi, ma sposteremo l’attenzione dai casi singoli, emblematici, alle ragioni strutturali dell’emigrazione. Nel 1900 si emigrata in America ed erano anche veneti, emiliani piemontesi, dopo 120 anni ancora si emigra, ma dal sud verso nord. Sarebbe ora di smetterla e di avere il lavoro anche al sud!

  • Non ci vedo niente di strano o di eroico, mia moglie lo ha fatto per più di 8 anni già 15 anni fa e nessun giornale ne ha dato notizia. Nulla è dovuto per reddito di giovinezza. I sacrifici si fanno a tutte le età.

  • Forse o dormi o sei distratto anche a Salerno si paga 600 euro x l affitto svegliati

  • Mi permetto di darti un consiglio:se ottieni il posto fisso al nord ritieniti fortunato .
    E’ dura per te e per i genitori, ma qui non c’è futuro

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