E’ quanto emerge da un’indagine realizzata da Udicon tra i propri associati sui tempi di attesa per ottenere il passaporto nel nostro Paese.
“Abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni dagli utenti, si tratta di una questione che sta diventando un problema molto serio per i consumatori e per molti addetti ai lavori, a cominciare da quelli del settore turistico.
Da alcuni mesi i tempi per ottenere il passaporto si sono allungati sensibilmente e in alcune città è persino difficile fissare un appuntamento”, così in una nota il Commissario Straordinario di Udicon, Martina Donini.
Secondo l’indagine, i problemi registrati dagli utenti rimangono gli stessi di tre mesi fa e sono distribuiti equamente da Nord a Sud su tutto il territorio nazionale. In particolare, il 44,4% degli intervistati ha dichiarato di dover aspettare tra uno e tre mesi per ottenere un appuntamento, il 31,5% meno di un mese, il 14,8% tra tre e sei mesi, il 9,3% oltre i sei mesi.
Numeri che non cambiano in riferimento ai tempi di attesa per ottenere tutta la documentazione: il 44,4% tra uno e tre mesi, il 25,9 % meno di un mese, il 24,1% tra tre e sei mesi e il 5,6 % più di sei mesi.
“Già a ottobre avevamo segnalato alcune criticità. La richiesta dello snellimento dei tempi burocratici era stata ascoltata, ma le azioni messe in atto non sono state sufficienti.
Oggi un cittadino italiano che deve rinnovare il passaporto in scadenza, ottenerlo per i figli minorenni o emetterne uno nuovo ha serie difficoltà nella procedura prevista. Questo allungamento dei tempi sta portando molti viaggiatori a rivedere i propri piani.
Un fenomeno dilagante che non risparmia nessuna provincia. Gli Uffici Passaporto delle Questure sono sommersi da una marea di richieste dopo la ripresa dei viaggi a lungo raggio. Un caos che ha portato a disdette, mancate prenotazioni o rinvii da parte dei viaggiatori”, ha così commentato Donini.
“Il rilascio dei passaporti non rappresenta solo un disservizio legato alle vacanze, ma serve anche per motivi legati al lavoro, ai ricongiungimenti familiari e ai figli che non hanno il passaporto e dipendono dai genitori. Non solo, la questione ha anche un grave riflesso sul mondo del turismo organizzato, dopo il lungo stop causato dalla pandemia. Le ragioni del caos attuale sono la somma di nuove richieste e di quelle “arretrate”.
Adesso però occorre trovare una soluzione. Invece di promuovere nuovi Open Day, che creano inevitabilmente nuove file e ingorghi, bisognerebbe migliorare i servizi al cittadino accelerando sugli strumenti tecnologici, favorendo la transizione digitale, l’efficienza informatica nella pubblica amministrazione e intervenire aumentando il personale specializzato”, ha concluso Donini.
Semplice, chiamate Oriali e lo avrete in pochissimo tempo.