Con circa un quarto del totale esportato, grazie anche a un aumento del 7% degli acquisti, è la Germania a rappresentare il primo mercato di sbocco per l’ortofrutta Made in Italy; seconda è la Francia, ove si registra però un arretramento del 2%. Terza la Gran Bretagna che al contrario vede un incremento dell’export del 15%, nonostante le difficoltà commerciali legate alla Brexit; quarta la vicina Austria, dove le vendite crescono dell’8%, subito davanti agli Stati Uniti che risultano essere il primo mercato extra Ue grazie a un incremento record del 20%.
Sul totale delle esportazioni, gli ortaggi freschi valgono oltre 1,8 miliardi che salgono a 5,3 miliardi di euro se si considera anche il trasformato; salse e concentrati di pomodoro pesano per quasi la metà del totale.
Lo scorso anno, la “pummarola” Made in Italy ha messo a segno un incremento record del 27% a riprova del successo dei prodotti della Dieta Mediterranea all’estero nonostante quanto noto. L’export di frutta fresca vale, invece, 3,8 miliardi, ai quali vanno aggiunti gli 1,2 miliardi di succhi, confetture e conserve.
Orgogliosa, la nota sigla di categoria rimarca che Il settore garantisce al Belpaese 440mila posti di lavoro, pari al 40% del totale in agricoltura, con un fatturato di 15 miliardi di euro all’anno tra fresco e trasformato, pari al 25% della produzione agricola totale, grazie all’attività di oltre 300mila aziende agricole su più di un milione di ettari coltivati in Italia e vanta ben 119 prodotti ortofrutticoli Dop e Igp.
Un risultato che potrebbe essere addirittura migliore se si riuscisse a superare il gap logistico e infrastrutturale che – secondo il Centro Studi Divulga – costa all’agroalimentare 7,8 miliardi di euro all’anno, e nel caso del prodotto fresco, è particolarmente penalizzante per le nostre imprese rispetto ad altri Paesi produttori.
Tony Ardito
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