Come spiega Wired, è un passo in avanti verso l’identità comune digitale a cui sta lavorando la Commissione europea: un’app dove archiviare le proprie informazioni personali.
Secondo la testata specializzata in tecnologia l’esecutivo potrebbe essere pronto a lanciare una gara a breve. Il rischio ora è di trovarsi con un doppione dell’app europea, dato che Bruxelles si era già mossa in anticipo.
La Carta di identità elettronica (Cie) viene emessa dal ministero dell’Interno ed è prodotta dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Costa 16,79 euro e per usarla servono un codice pin, il puk e un lettore apposito.
Lo Spid è invece rilasciato dai Gestori di Identità digitale (Identity Provider – IdP), soggetti privati accreditati da AgID – Agenzia per l’Italia digitale – che, nel rispetto delle regole emesse dall’Agenzia, forniscono le identità digitali e gestiscono l’autenticazione degli utenti.
Il gestore, oltre ad un documento di identità valido, chiede anche la tessera sanitaria o il tesserino del codice fiscale.
Come spiega l’Agid, tutte le pubbliche amministrazioni devono integrare nei propri sistemi informativi sia lo Spid sia la Cie come unici sistemi di identità digitale per l’accesso ai servizi digitali, abbandonando le vecchie credenziali.
Secondo l’articolo 65 del Codice dell’Amministrazione digitale, i cittadini possono presentare per via telematica istanze e dichiarazioni alla Pubblica Amministrazione esclusivamente identificandosi attraverso Spid, Cie o Cns (quest’ultima è la carta nazionale dei servizi).
In questo caso le istanze e dichiarazioni sono equivalenti alle istanze e alle dichiarazioni sottoscritte con firma autografa apposta in presenza del dipendente addetto al procedimento.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha, tra i suoi obiettivi, proprio la diffusione dell’identità digitale: entro il 2026 si punta a un utilizzo da parte del 70% della popolazione.
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