Tre anni fa, da pandemia a incubo: 5 marzo 2020 iniziava lo stop a scuole e manifestazioni, poi il lockdown

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Non ci sarà più una zona rossa, non ci saranno più zona uno e zona due, ma un’Italia zona protetta. Saranno da evitare gli spostamenti salvo tre ragioni: comprovate questioni di lavoro, casi di necessità e motivi di salute”. E’ stata questa la frase del premier Giuseppe Conte, un anno fa, presentando agli italiani (e firmando), un decreto che dal 9 marzo 2020 avrebbe segnato la storia della nostra nazione. Dopo poche ore l’Italia intera sarebbe stata in lockdown a causa della pandemia di Covid-19. Ed oggi, la paura che questa situazione possa ripetersi, si fa sentire. “Salvaguardare con ogni mezzo la vita degli italiani, permettere al più presto un ritorno alla normalità”, ha detto ieri il premier Mario Draghi. “Ogni vita conta” ha sottolineato e quindi non bisogna “perdere un attimo” né “lasciare nulla di intentato”. È necessario “compiere scelte meditate, ma rapide” perché la situazione resta critica. Il tasso di positività è stabile al 7,5%, ma secondo i dati del ministero della Salute il numero di pazienti in terapia intensiva continua a salire così come gli ingressi giornalieri in rianimazione.

Ma già dagli inizi di marzo la situazione era precipitata notevolmente: il 5 marzo 2020 con una circolare si chiudevano scuole e manifestazioni

Per il contenimento e la prevenzione della diffusione dell’epidemia da COVID-19, è stata diramata una circolare ai prefetti in cui si richiamano le misure da applicare su tutto il territorio nazionale indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 marzo 2020.

In particolare:

la sospensione di manifestazioni ed eventi di qualsiasi natura, svolti in ogni luogo, sia pubblico che privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro; è tuttavia consentito lo svolgimento di allentamenti all’interno di impianti sportivi senza la presenza di pubblico nei comuni diversi da quelli di cui all’allegato 1 al dPCM 1° marzo 2020, e successive modificazioni;
la sospensione fino al 15 marzo di servizi educativi per  l’infanzia, attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, frequenza delle attività scolastiche di formazione superiore (comprese le università e gli istituti di alta formazione), corsi professionali, master e università per anziani; è consentito lo svolgimento di attività formative a distanza e sono in deroga una serie di attività formative, fra le quali quelle delle scuole di formazione del ministero dell’Interno.
Le disposizioni introdotte dal dPCM 4 marzo 2020 sostituiscono quelle di cui agli artt. 3 e 4 del dPCM del 1° marzo 2020 e sono efficaci fino al 3 aprile 2020, salvo diverse previsioni contenute nelle singole misure.

Le misure previste dagli artt. 1 e 2 del dPCM del 1° marzo 2020 e successive modificazioni restano in vigore e, se più restrittive, nei territori indicati negli allegati 1, 2 e 3 al dPCM 1° marzo 2020, e successive modificazioni, si applicano anche cumulativamente a quelle previste dal dPCM 4 marzo 2020.

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  • AD OGGI, RIFLETTENDO BENE SUI FATTI DI CRONACA, ZIO VINCENZO CI AVEVA VISTO GIUSTO. BENE LE INDAGINI DEI GIUDICI. SE AVESSERO FATTO ZONA ROSSA AI PRIMI DI FEBBRAIO IL VIRUS NON SI SAREBBE DIFFUSO IN TUTTA ITALIA.
    GODI FANCIULLO MIO, STATO SOAVE, STAGION LIETA E COTESTA, ALTRO DIRTI NON VO’.

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