L’operazione, che ha richiesto la partecipazione di oltre 100 Reparti del Corpo in oltre 42 province, è stata eseguita in seguito a un’ordinanza del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vallo della Lucania che ha disposto l’applicazione di misure cautelari personali e il sequestro preventivo dei profitti illeciti per un totale di circa 57 milioni di euro.
Le indagini, condotte dalla Compagnia di Agropoli, hanno portato all’individuazione e alla denuncia di un totale di 279 persone, ritenute provvisoriamente responsabili di reati tra cui associazione per delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione di crediti di imposta e autoriciclaggio.
In particolare, le imprese coinvolte avrebbero effettuato un’indebita compensazione di crediti inesistenti tra il 2020 e il 2021, generando artificialmente crediti di imposta attraverso la falsa attestazione di attività di formazione del personale dipendente nel settore delle tecnologie previste dal Piano Nazionale Industria 4.0. Le indagini hanno evidenziato un sofisticato meccanismo fraudolento messo in atto dalle imprese coinvolte:
Inizialmente, una rete di procacciatori individuava le imprese clienti a cui veniva proposta la possibilità di beneficiare del credito di imposta per la formazione del personale.
A tal fine, una società con sede a Cicerale predisponeva e forniva alle imprese la documentazione falsa relativa alle ore di formazione, compresi registri didattici delle presenze, autocertificazioni del rappresentante legale dell’impresa beneficiaria e relazioni del docente sulla valutazione dell’attività del corso di formazione, che in realtà non si era mai svolta.
Con la complicità di alcuni delegati sindacali, venivano redatti falsi contratti collettivi aziendali utilizzando marche da bollo contraffatte, allo scopo di attestare artificialmente i costi sostenuti dalle imprese e retrodatare le stipulazioni dei contratti stessi.
Successivamente, alcuni professionisti corrotti rilasciavano alle imprese beneficiarie l’asseverazione del credito di imposta, che veniva immediatamente compensato, per poi restituire una percentuale dell’importo totale a titolo di provvigione.
L’intero giro d’affari realizzato attraverso questo schema fraudolento ha fruttato un profitto illecito complessivo stimato in circa 57 milioni di euro.
L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza ha permesso di smantellare questa truffa, che ha coinvolto numerose imprese e professionisti compiacenti in diverse parti d’Italia.
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