In apertura i saluti dell’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, mons. Andrea Bellandi, e del Sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, hanno introdotto i partecipanti ad una realtà come quella salernitana che vive già molte delle attenzioni che saranno messe a tema in questi giorni, a partire dall’accoglienza dei migranti e delle politiche di contrasto alla povertà.
Temi ripresi ed ampliati nella sua introduzione al Convegno da mons. Antonio Di Donna, Vescovo di Acerra e presidente della Conferenza Episcopale della Campania, che ha ricordato anche il cammino delle Chiese campane di fronte al dramma dell’inquinamento ambientale, che vede coinvolte in particolare le zone tra Napoli e Caserta, e quello dello spopolamento delle aree interne. Forte poi l’appello del presule campano ai partecipanti perché in questi giorni, sulla scorta del ricordo anche di mons.
Nervo, primo Presidente di Caritas Italiana scomparso il 21 marzo di 10 anni fa, “si interroghino sempre sul posto che hanno i poveri nelle nostre comunità ecclesiali e civili” e siano “capaci di gesti profetici” di fronte alle sfide di oggi, a partire da quelle della pace e delle ingiustizie sociali.Presentando il programma del Convegno, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, Arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana, ha poi sottolineato come “questo cammino delle Caritas diocesane non sia scollegato da quello complessivo della Chiesa, come mostrano anche i temi scelti per le Assemblee tematiche di mercoledì 19, incentrate su ‘salute, educazione, giovani, missione e migranti’”, e come esso debba sempre partire dalla preghiera e dalla Parola di Dio, che “ci dicono chi siamo come Caritas e della dignità dei poveri”.
A concludere la parte introduttiva al Convegno il saluto del Presidente della Regione Campania, on. Vicenzo De Luca, che ha sottolineato gli impegni comuni per la pace, per le nuove generazioni, contro il calo delle nascite e per i diritti fondamentali delle persone, a partire da quelli dei migranti.Dopo un momento di preghiera, la riflessione di Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione CON IL SUD, ha posto a tema il ruolo del Sud e di come in questi anni esso abbia subito un’idea sbagliata di sviluppo “tutta quantitativa ed economicistica, pensando solo al trasferimento di risorse; tutta basata sull’esigenza di rendere forte e potente l’offerta di risorse (che pure servono); e sostanzialmente disattenta alla domanda, alle energie locali, alle responsabilità locali”.
Per Borgomeo invece occorre pensare che “può esserci sviluppo solido e duraturo al Sud solo là dove c’è una sufficiente dotazione di capitale sociale, capitale umano, comunità”, da qui l’invito alla Caritas diocesane a fare tesoro di quanto già fanno su questo versante e a considerarsi sempre più come soggetti “capaci di fare proposte e di gestire spazi e processi, a partire da quelli del welfare, in maniera più efficace ed efficiente del pubblico”.
Per fare questo occorre ripensare allo “sviluppo come vocazione, come processo di popolo, come comunità che cresce insieme”, partendo da quello che Caritas sa già fare: “investire sui più fragili, perché è con loro che si possono avviare percorsi di cambiamento”.Ha concluso il primo giorno del Convegno mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, che ha ricordato come il “servizio alla carità non vada inteso come un’azione della Chiesa, bensì come sua dimensione costitutiva, strettamente connessa alla celebrazione e all’annuncio”, nella quale hanno un ruolo centrale le comunità. “L’opera della Caritas – ha sottolineato mons. Baturi – si mostra bene nel saper accendere la carità nelle singole comunità”.
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