L’associazione è nota per gli scopi umanitari e filantropici perseguiti nella sua ultradecennale attività. Nel corso degli anni ha rinvenuto i resti mortali di 10 soldati dispersi e ricostruito le storie di decine di altri militari, restituendo ai familiari ancora in vita, quando possibile, gli oggetti personali loro appartenuti. Colui che era in possesso del piastrino di Aaron si è rivolto a Salerno 1943 sperando di rendere quel piccolo pezzo di metallo agli eventuali parenti ancora in vita del soldato.
Come per altre situazioni simili, l’Associazione ha iniziato le sue ricerche documentarie con l’aiuto di Alan Price, il referente ed amico statunitense. In questo modo è stato possibile scandagliare gli archivi ricercando e rinvenendo informazioni utili alla ricostruzione di questa storia. Si è riusciti, perciò, a risalire alla famiglia del soldato nonchè a contattare una sua nipote, Elaine Young di Washington City nello Utah che, fin da subito, si è mostrata entusiasta di far recapitare il piastrino a Terrell, il fratello più piccolo di Aaron, residente a Potts Camp, nel Mississippi. Quando suo fratello partì per il fronte, Terrell aveva circa 10 anni.
Ma cosa si conosce del giovane soldato che smarrì il suo piastrino a Salerno? Aaron Rhea nacque il 4 giugno del 1924 a Cornersville, Marshall County. Era il maggiore dei 5 figli di George Andrew Rhea e Beatrice Nero. Suo padre gestiva una fattoria. Dopo aver preso la licenza elementare, Aaron diede una mano alla famiglia lavorando come contadino. Si arruolò il 24 aprile del 1943 a Camp Shelby. Venne assegnato al 141° Reggimento di Fanteria della 36^ Divisione Texas. Prese parte allo sbarco di Salerno il 9 settembre 1943 ma, probabilmente, non perse in questa occasione il suo piastrino. A quanto pare il piastrino è del tipo emesso a partire dal 1944.
Infatti, proprio da quell’anno furono eliminati dai piastrini dei soldati americani i riferimenti dei familiari da contattare in caso di decesso. Verso la fine del 1943, il reparto di Rhea prese parte ai combattimenti di Mignano Montelungo, San Pietro Infine nonchè al tentativo di attraversamento del fiume Rapido. Furono battaglie sanguinose che decimarono il reparto. Aaron si ammalò una prima volta a febbraio del 1944 e poi una seconda a marzo. In entrambi i casi venne ricoverato in ospedale. Si suppone che il giovane soldato abbia trascorso la degenza nei pressi di Salerno, a quel tempo zona di retrovia che ospitava non pochi ospedali e campi di riposo. Forse il piastrino venne perso in una di queste occasioni.
Rimessosi in forze, Aaron partecipò allo sbarco di Anzio, all’occupazione di Velletri e alla liberazione di Roma il 4 giugno del 1944. Dopo un breve periodo di riposo, il reggimento venne impiegato nello sbarco in Provenza del 15 agosto 1944. In autunno, avanzando nell’entroterra, il battaglione di Aaron occupò la zona dei Vosgi ma finì per essere accerchiato dalle truppe tedesche che presidiavano l’area. Il suo battaglione è passato alla storia per il “Battaglione Perduto” in quanto rimase isolato tra le linee nemiche rischiando il completo annientamento. Fu grazie al 442nd Regimental Combat Team, un’unità segregata composta da Nisei, giapponesi americani di seconda generazione, che si riuscì, con numerose perdite, a liberare il “Battaglione Perduto”.
Purtroppo per Aaron, tale intervento non fu decisivo. Venne ucciso il 25 ottobre del 1944 da un colpo alla testa. Aveva 20 anni. Nonostante la sua giovane età, Aaron ricoprì il ruolo di sergente e fu insignito della Silver Star e della Purple Heart. Le sue spoglie riposano nel cimitero americano di Epinal in Francia.
L’Associazione Salerno 1943 ha provveduto a rispedire al fratello di Aaron, negli Stati Uniti, il piastrino identificativo, permettendo a questa triste storia di essere, a distanza di 80 anni, ricordata. “La vita spezzata del giovane Aaron ci consente di ricordare non soltanto la storia personale del soldato. Ci offre infatti una opportunità più grande: ricordare che la pace è figlia delle morti di tanti giovani soldati mandati al fronte e da questo mai più tornati. In questo momento storico è importante ricordare il reale significato della parola pace, spesso ignorato o, ancor peggio, non rispettato. Ringrazio Alan Price per il prezioso aiuto nonchè il museo della Divisione Texas per la gentile disponibilità mostrata. Abbiamo ricostruito la storia del giovane soldato e permesso al fratello ultranovantenne di avere un suo ricordo. Questo piccolo piastrino, da oggi, non sarà più il ricordo della sola famiglia Rhea ma quello di tutti noi”, le parole del Presidente Vincenzo Pellegrino.
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