«Ho perso 6 chili grazie al digiuno intermittente, corro quasi tutti i giorni e dormo meglio». L’ex premier e, oggi, politico globale Matteo Renzi, nell’intervista rilasciata al settimanale Sette, parla, tra le varie, del suo ritrovato stile di vita in cui l’alimentazione ha un ruolo di primissimo piano. Ma Matteo Renzi non è il solo a essersi affidato al digiuno intermittente.
Di recente anche Mario Cattalini, 57 anni, chimico industriale con una specializzazione in sistemi di protezione dalla corrosione e marito illustre — la moglie, Antonella Viola, biologa, ricercatrice e docente all’Università di Padova è colei che, il gennaio scorso, fece scoppiare la polemica sulla «pericolosità del vino» — aveva parlato di digiuno intermittente. Per capire di che cosa si tratta abbiamo interpellato Filippo Ongaro, primo medico italiano a certificarsi in medicina anti-aging negli Stati Uniti, già punto di riferimento degli astronauti presso l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e autore di Missione Longevità (Sperling&Kupfer).
Dottore, che cosa si intende per digiuno intermittente?
«Conosciuto anche come dieta a intermittenza, questo regime alimentare è una forma di astinenza temporale dal cibo il cui obiettivo è quello di creare un silenzio metabolico per 16 ore almeno. E cioè il tempo necessario all’organismo affinché si attivino i meccanismi riparativi delle nostre cellule. Per dirla in maniera pop è l’attualizzazione, enfatizzata, del detto: “Colazione da re, pranzo da principe, cena da povero”. Con una variazione sul tema: qui si esaspera l’anticipazione della cena».
Sedici ore senza toccare cibo, peraltro per buona parte della giornata, sono una bella sfida…
«Vero. Richiedono oltretutto un alto grado di autocontrollo. Manifestandosi nella capacità che una persona ha di tenere a bada il senso di fame, il digiuno intermittente rappresenta la misura della sua forza di volontà su uno degli istinti più primordiali dell’uomo. In più, nel periodo in cui si mangia, ci si deve assicurare di avere un apporto idoneo dei nutrienti fondamentali. Si tratta, in sintesi, di mangiare un po’ meno, ma meglio».
«Nell’arco della stessa giornata, una persona adulta in perfetta fisiologia — cioè senza patologie in essere — può decidere di digiunare e mangiare in un rapporto di 16 a 8, altrimenti detto schema Leangains. Può decidere cioè di astenersi dal cibo per 16 ore continuativamente e mangiare in maniera ordinata per le restanti 8. Esempio: supponiamo di fare colazione alle 7 del mattino. Da questa ora alle 8 successive, cioè fino alle 15, oltre alla colazione devo consumare il pranzo, la cena ed eventualmente due spuntini. Con intervalli che, in proporzione, equivalgono a quelli tra i pasti scanditi in una giornata “normale”. Sempre nell’ambito delle ipotesi, con una colazione alle 7, lo spuntino potrebbe essere più o meno alle 9, il pranzo alle 11, la merenda alle 13 e la cena alle 15. Comunque secondo necessità. Dalle 15 in avanti non è più consentito mangiare. Sono ammessi soltanto liquidi privi di calorie: acqua su tutti, tè, ma anche tisane e caffè non zuccherati».
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