I “rei”, sapevano benissimo cosa sottraevano, perché quel megafono, quel microfono, quella cassa di amplificazione e le bandiere sono “attrezzi da lavoro” di chi milita e offre il proprio tempo e la propria intelligenza per una funzione aggregante nel quartiere che, pur essendo come distanza vicina al centro, rappresenta uno dei tantissimi rioni degradati di questa città.
Questi ‘miserabili’ lanciano un segnale ambiguamente vergognoso; vergognoso, perché “Questi personaggi perseverano nella cultura della sopraffazione dell’uomo sull’uomo” – sottolinea inoltre anche l’Associazione Memoria in Movimento – ma osceno soprattutto perché “in questo nostro paese qualcuno si sente in dovere di poter uscire dalle tane in cui era rintanato fino ad oggi. Ed è per questo che non solo i militanti/e della Casa del Popolo non si fermeranno ma che tutto l’intero movimento antifascista di questa città sarà in grado di far ritornare questi miserabili nelle loro tane.”
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