La discriminante principale per quanto riguarda gli eventuali rischi per le società di appartenenza dei giocatori, in questo caso, riguarda l’ipotesi di responsabilità oggettiva per il club. Nel caso in cui le attività che hanno portato all’accusa fossero state svolte lontano dal luogo di lavoro, allora la parte datoriale non avrebbe avuto alcuna possibilità di intervento.
Come raccontato ai nostri microfoni dalI’avvocato Di Cintio, esperto di diritto sportivo nazionale e internazionale (leggila qui), al giorno d’oggi i club sono dotati di modelli di organizzazione e gestione club oggi sono tutti dotati di modelli di organizzazione e gestione ex DLGS 231/01, che li rendono capaci di prevenire la commissione di reati sul luogo di lavoro.
Considerando la possibilità per la quale si dovesse arrivare a un eventuale processo, le società di appartenenza del giocatore, se emergesse la loro totale estraneità dei fatti, queste potrebbero costituirsi parte civile, in quanto loro diritto. La prima società ad avere rilasciato un comunicato ufficiale relativo al caso scommesse al momento d’oggi è stata la Juventus, proprietaria del tesserino di Fagioli, che in una nota del 13 ottobre ha voluto precisare:
“In merito a quanto riportato da alcuni organi di informazione Juventus FC precisa che non appena ricevuto notizia di un possibile coinvolgimento del proprio tesserato Nicolò Fagioli sul tema delle scommesse ha immediatamente e tempestivamente preso contatto con la Procura Federale della FIGC”.
Fonte Gianluca Di Marzio
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