Onde evitare che vengano spacciati come Made in Italy prodotti importati dall’estero, arriva l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine per diversi prodotti quali la frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole ed altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano.
Ciò risponde alle richieste di quell’80% di italiani che, secondo il rapporto Coldiretti/Censis, verifica in etichetta gli ingredienti di cui si compongono gli alimenti da acquistare. Si tratta fra l’altro di prodotti che sono entrati prepotentemente nella nostra dieta degli per la facilità di uso e anche per le proprietà nutritive dove l’Italia ha peraltro una forte tradizione produttiva di qualità.
È un importante passo in avanti nella battaglia per la trasparenza da tempo ingaggiata dalla associazione di categoria nostrana n Europa ed in Italia dove il paniere dei prodotti alimentari che sugli scaffali devono indicare obbligatoriamente in etichetta l’origine della materia prima impiegata riguarderà oltre i 4/5 della spesa, con la piena applicazione del Regolamento a decorrere dal 1 gennaio 2025.
Origine che resta sconosciuta in diversi casi: dai succhi di frutta alle marmellate, dai legumi in scatola al pane fino ai biscotti, senza dimenticare l’esigenza di arrivare anche nei ristoranti ad indicare la provenienza della carne e del pesce serviti a tavola.
A livello Ue il percorso di trasparenza sostenuto dalla Coldiretti è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto.
Il Belpaese, che è leader europeo nella qualità ha fatto da apripista nelle politiche alimentari comunitarie con le etichette salva spesa Made in Italy estese dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi fino a riso e pasta grazie a decreti interministeriali che dovranno essere prorogarti entro fine anno.
di Tony Ardito
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