Salerno, va giù la villa della pizzeria Carminuccio: «Demolito un pezzo di storia»

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Un cumulo di macerie è ciò che resta del Palazzo che, per decenni e decenni, ha ospitato la storica pizzeria Carminuccio a Mariconda. E mentre i cittadini, amareggiati, restano a guardare ciò che resta della nostra storia l’architetto Gianluca Calabrese parla di un nuovo simbolo dell’architettura «dalle ceneri della pizzeria Carminuccio». Lo scrive Le Cronache consultabile on line

Intanto, il coordinatore di Popolari e Moderati Aniello Salzano ricorda l’ordine del giorno portato in consiglio comunale quando alla guida della città vi era Mario De Biase sindaco con l’obiettivo di tutelare palazzi e villette storiche. «Ritengo che la memoria non mi inganni nel ricordare che, Sindaco Mario De Biase, circa vent’anni fa, il Consiglio comunale di Salerno, su mia proposta, approvò un atto, forse un ordine del giorno o una raccomandazione o altro provvedimento, con cui si tentava di risparmiare e salvaguardare le superstiti vecchie dimore delle campagne di S. Eustachio, di Fuorni, di San Leonardo prima che la mano rapace dell’uomo distruggesse definitivamente una presenza storica della nostra città.

Infatti vecchi casali, alcuni anche di pregio storico ed artistico, antiche ville patrizie, dove i nobili dell’epoca trascorrevano fuori città i mesi estivi, masserie contadine erano entrate nelle mire di alcuni costruttori, e pericolosamente anche di palazzinari – ha dichiarato Salzano –

Addirittura nacque – e penso di ricordare beneun’associazione per la tutela delle dimore e dei casali d’epoca, che, tra l’altro, si impegnò parecchio nella individuazione, nel censimento e nella catalogazione di tutte quelle strutture aventi caratteristiche originali dal punto di vista storico e una certa dignità architettonica. A coordinarla mi sembra fosse l’allora ingegnere Felice Bottiglieri e pare che essa si denominasse “Associazione ville e casali d’epoca”».

Venerdì invece, come un fulmine a ciel sereno, i cittadini di Mariconda, stupiti ed attoniti, hanno assistito nel giro di qualche ora all’abbattimento di una struttura cui essi erano particolarmente legati da un rapporto identitario, quella palazzina che ospitava al piano terra una famosa pizzeria, da tutti i salernitani conosciuta come la “Pizzeria da Carminuccio”.

«Lì anch’io ero solito fermarmi per mangiare una buona pizza in compagnia dei miei figli ma soprattutto con tanti amici, come il compianto Sindaco Vincenzo Giordano, un habitué del locale. E poi un’infinità di serate simpatiche e goliardiche trascorse lì con i vecchi compagni di liceo. Noi siamo i nostri ricordi! E quindi anche per me è stato un colpo al cuore vederla cadere sotto i colpi sferrati da un mastodontico martello e da un grosso bulldozer.

Abbattere quella struttura sembra un oltraggio alla memoria storica della città, un atto in violazione di quanto tanti anni fa approvato in Consiglio comunale. Del resto la palazzina aveva pregi e dignità architettonica con un bel numero di anni alle spalle. Ho sempre pensato che essa si dovesse semmai risanare, ristrutturare e restaurare, ma mai si potesse abbattere. E per questo penso che la Sovrintendenza di Salerno, di solito occhiuta ed attenta, bene farebbe a rendere pubblico il proprio parere in merito all’intervento in atto, e se la struttura fosse sottoposta a qualche vincolo – ha raccontato ancora il coordinatore di Popolari e Moderati –

Tantissimi i cittadini di Mariconda che ho incontrato, molti inviperiti, mi hanno pregato di farmi interprete del loro disappunto e della disapprovazione per quanto all’improvviso si è deciso di fare, per la cancellazione di una struttura simbolo del quartiere».

1 Commento

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  • Ormai non dovremmo più stupirci: è un continuo abbattimento di fabbricati che sono, o meglio erano, la testimonianza delle nostre origini, i quello che avevano costruito i nostri padri. Quelli che hanno resistito ai terremoti non sono riuscìti a resistere ai bulldozer degli architetti “illuminati” il cui eventuale ricordo sarà per quello che hanno distrutto e non per quello che hanno creato.
    Ma la sovrintendenza dov’è?

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