Una significativa e partecipe rappresentanza della città di Ravello è giunta questa mattina nella Basilica di San Pietro, a Roma, per assistere alla cerimonia di ordinazione del nuovo arcivescovo titolare di Ravello, Vincenzo Turturro.
Presenti, per l’amministrazione comunale, il sindaco Paolo Vuilleumier e l’assessore Paola Mansi.
Turturro succede a Claudio Gugerotti, arcivescovo titolare di Ravello dal 2001 fino alla nomina a cardinale, avvenuta il 30 settembre 2023. Nato a Bisceglie, in provincia di Bari, il 7 ottobre 1978, monsignor Turturro è stato ordinato sacerdote il 31 ottobre 2003, incardinandosi nella diocesi di Molfetta. Laureato in Diritto Canonico, è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede nel 2009 e ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze pontificie in Zimbawe,
Nicaragua (2012) e Argentina (2015). E’ stato successivamente nominato Cappellano di Sua Santità nel 2014 e nel 2023 Prelato d’onore di Sua Santità. Dal gennaio 2019 è stato trasferito alla Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali della Segreteria di Stato e dall’1 agosto 2019 ha svolto il proprio servizio presso la Segreteria particolare del Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin.
Attualmente Ravello è sede titolare, una diocesi a cui non corrisponde una sede residenziale del vescovo, ma che rimanda alla storia del territorio. La sua, inizia nel 1086 quando papa Vittore III eresse Ravello a sede vescovile, scorporandola dall’arcidiocesi di Amalfi, con il privilegio dell’immediata soggezione alla Santa Sede. Nei primi secoli, i vescovi furono tutti di origine ravellese, appartenenti a famiglie del patriziato urbano. Alla diocesi di Ravello il 31 luglio 1603 fu unita “aeque principaliter” la diocesi di Scala. Il vescovo Francesco Bennio, già vescovo di Scala dal 1598, divenne vescovo di Ravello, conservando il titolo di entrambe le Chiese, cosa che fecero anche i suoi successori. Il 27 giugno 1818 le diocesi di Ravello e Scala, in seguito al Concordato tra papa Pio VII e Ferdinando I delle Due Sicilie furono quindi soppresse e aggregate all’arcidiocesi di Amalfi con la bolla “De utiliori” di papa Pio VII.
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