“Nel contesto di una crescita nazionale già di per sé faticosa, in particolare nel Mezzogiorno, di certo la Campania non brilla – sottolinea Tommasetti – Basta guardare i numeri del Pil pro capite, che cala di quasi il 7% relegandoci al 15esimo posto tra le regioni italiane. Ma andando più nel dettaglio, un elemento assai preoccupante arriva dall’indicatore denominato “input di lavoro”: si tratta di un dato che emerge dal rapporto tra le ore lavorate e la numerosità della popolazione in età lavorativa, tra i 15 e i 64 anni. Qui infatti la Campania segna un -11,5% e si colloca tristemente all’ultimo posto”.
Il consigliere regionale ritiene che la vera preoccupazione arrivi dai più giovani: “Come segnala il report, molti potenziali lavoratori nella fascia di età tra i 18 e i 29 anni sono inattivi. Addirittura 4 su 10 in Campania, maglia nera insieme a Sicilia e Calabria. Abbiamo fama, insomma, di essere una regione di cosiddetti “neet”, ovvero di giovani non occupati e neppure inseriti in un percorso di formazione”.
Per Tommasetti i campanelli d’allarme sono evidenti. “Sui media si discute esclusivamente di un’autonomia differenziata che ancora non c’è, quando il vero problema sono i 9 anni dei disastri dell’amministrazione De Luca. Tuttavia non bisogna abbattersi – conclude – E’ chiaro che le politiche dell’attuale amministrazione regionale in tema di lavoro abbiano largamente contribuito a questa situazione. Ma archiviato un fallimento la Campania troverà la forza per ripartire. E il voto del 2025 sarà solo il primo passo”.
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