Il capo-dipartimento di Cardiochirurgia presso la Torre cardiologica del Ruggi, Enrico Coscioni – come riporta, anche in prima pagina, il quotidiano “La Città” oggi in edicola – si è difeso ieri su tutta la linea contestando punto per punto le accuse della Procura.
Ha risposto per oltre tre ore alle domande del gip e spiegato tecnicamente il suo operato nel caso dell’intervento sul paziente Umberto Maddolo, poi deceduto.
Secondo quanto riferito sempre da Coscioni, la morte del paziente – come riporta anche il quotidiano “Il Mattino” oggi in edicola – non sarebbe dipesa dalla garza dimenticata ma da reali complicazioni avute nel secondo intervento che hanno impedito alla sua equipe (specializzata proprio in questo tipo di operazioni) di operare a cuore battente.
Coscioni ha spiegato anche che nella cartella clinica ha scritto della mancanza della garza, quindi che i colleghi della Rianimazione ne erano a conoscenza.
Sarà ora il sostituto procuratore della Repubblica a dover esprimere il proprio parere sulla richiesta, avanzata dalle difese degli indagati, di revoca dell’interdizione all’esercizio della professione per un periodo di un anno (per Coscioni), nove mesi per Pietro Toigo e Gerardo Del Negro, sei mesi per Francesco Pirozzi ed Aniello Puca.
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