Il dibattito delle idee: qualche riflessione sul debito comune europeo (di G. Fauceglia)

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In questa campagna elettorale in cui si è parlato poco di Europa e molto più di ineleganze espressive, una delle problematiche dimenticate è quella del debito comune europeo. Durante il Covid si è sviluppato un inedito spirito di solidarietà continentale, in totale controtendenza rispetto alle precedenti politiche che nell’Unione Europea erano state sostenute dai paesi c.d. “frugali”.

Invero, con l’Unione Economica e Monetaria, allorquando la Germania, forte della propria posizione economica subordinò l’introduzione dell’euro al rispetto di rigorosi requisiti del deficit pubblico, il “debito” è divenuto uno straordinario sistema di dominio, comportando una conseguente asimmetria di risorse destinate ai Paesi in avanzo rispetto ai Paesi in disavanzo (tra cui anche l’Italia). Tra gli argomenti utilizzati dall’ élite tedesca nel 2010, in occasione della crisi dei mercati finanziari, vi era quello secondo cui la crisi era essenzialmente dovuta alla irresponsabilità delle politiche fiscali dei Paesi del Sud dell’Europa.

Non può dimenticarsi, però, che nei primi decenni della Comunità Economica Europea proprio i Padri fondatori, memori della rovinosa successione di crisi bancarie e di debiti sovrani, che aveva rappresentato il terreno sul quale si era sviluppato il nazismo, si erano posti l’obiettivo di governare le relazioni fra i Paesi debitori e i Paesi creditori, volendo evitare – come scrive Maurizio Ferrara – il caos e la spirale di risentimenti all’origine del secondo conflitto mondiale. Questa visione “solidaristica” del debito venne poi smentita e superata nei decenni successivi proprio in ragione della posizione tedesca ed olandese.

L’ impostazione rigorista, sia pure in qualche misura fondata, non teneva affatto conto dei meccanismi speculativi della finanza internazionale, specialmente cinese ed araba, che scommetteva contro la tenuta dell’euro, con la conseguenza che, in seguito, la stessa Germania fu convinta da Mario Monti a dar vita all’operazione straordinaria della Banca Centrale Europea per salvare Grecia, Irlanda, Spagna e Cipro.

All’interno della politica tedesca, nello stesso tempo, il Ministro delle Finanze Schauble e il Presidente della Bundesbank Weidmann opposero una forte resistenza alla socializzazione del debito, ed alcuni degli intellettuali firmatari di un “manifesto” di contrasto alle posizioni assunte dalla Banca Centrale Europea finirono addirittura per fondare il partito di estrema destra “Alternative fur Deutschland”.

La crisi del debito sovrano creò una forte frattura tra i Paesi del Nord e i Paesi del Sud, e ciò sino all’impatto della pandemia sulle economie europee. Come si legge nell’interessante volume di Federico Fabbrini, “Nex Generation Eu”, edito da “Il Mulino”, il Covid è stata l’occasione per modificare le regole del bilancio dell’Unione, consentendo di utilizzare le risorse messe a disposizione dei paesi debitori per superare uno shock ben diverso da quello finanziario del 2008/2010.

Questa risposta collettiva a fronte della pandemia ha rappresentato un punto di rottura con la precedente esperienza ed ora impone di valutare se la stessa “condivisione” del debito possa ritenersi nel futuro una scelta più coerente da perseguire, secondo un ritrovato spirito di solidarietà.

Le visioni sul tema sono due e neppure tra loro inconciliabili: la prima, prevede di utilizzare il debito per la difesa comune, la tutela dell’ambiente e la transizione energetica e digitale; la seconda, invece, ritiene di favorire il più possibile gli interventi privati tramite l’Unione europea dei capitali, pur non trascurando un sia pur limitato intervento pubblico.

Di questo nessuno parla, ma è necessario che i cittadini si informino su questi temi e si rechino alle urne, perché solo grazie al loro voto potranno indirettamente determinare le scelte che faranno le Istituzioni europee, alle quali conseguirà un effetto diretto e determinante anche per l’Italia. Dunque, votate, qualsiasi partito ritenete di sostenere in relazione alle vostre opinioni: tanto nella cabina elettorale nessun “Vincenzo” può vedervi!

Giuseppe Fauceglia  

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