Anche il Comune di Salerno ora sembra interessarsi alla vicenda delle sacche di sangue sparite dal reparto di “Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona.
Ieri mattina, su richiesta del consigliere Arturo Iannelli, è stato audito in commissione Trasparenza – come riporta oggi il quotidiano “Le Cronache” consultabile online – il dottor Massimo Frigino, dirigente medico del servizio di “Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona per provare a fare chiarezza sulla sparizione di acche di sangue dal reparto Trasfusionale.
«Mi sembra ci siano tutti i presupposti per fare chiarezza», ha dichiarato il presidente della commissione Ambiente Iannelli. Il dottor Frigino in commissione ha confermato il procedimento penale ma ha confermato di non essere stato stato ascoltato dalla Procura.
Il medico chiarisce che le sacche in questione sono 39 in un arco di tempo che va dal 2019 al 2023, circa cinque anni. In sostanza il dirigente medico ha ricostruito la vicenda che caratterizza quelle sacche, oggi oggetto di inchiesta: una sacca è stata scartata perché mal conservata e risulta scartata ma vi è stata una mancata identica motivazione; otto sacche risultavano non idonee ma non furono scaricate; una sacca invece aveva un risultato inaffidabile; 10 sacche sono state trasfuse regolarmente ma come consultato ci fu un errore nell’immissione del dato; le residue due sacche risultano non ancora scartate. E ancora: per due sacche furono riscontrate problematiche di insofferenza e una fu scartata.
«È una sollecitazione che ci è pervenuta dal consigliere Iannelli il quale faceva presente la necessità di chiarire questa situazione che ha interessato l’opinione pubblica.
Era necessario offrire chiarimenti alla nostra comunità e lo abbiamo fatto con il dottor Frigino», ha chiarito il presidente della commissione Trasparenza Antonio Cammarota.
«La cose è estremamente semplice ma purtroppo, nella sua semplicità, ha innescato un vespaio non indifferente che è andato a ripercuotersi su quelle che sono le donazioni di sangue. Noi siamo sempre in emergenza sangue, un tessuto che nessuno può comprare da una farmacia, da un istituto farmaceutico. Se noi andiamo a terrorizzare i donatori non li avremo più e gli interventi, le urgenze saranno in condizioni precarie», ha chiarito il dirigente medico ribadendo l’errore informatico.
«Le sacche non sono sparite: l’errore burocratico esiste purtroppo. Il non averlo identificato, cercato e riconosciuto ha innescato un vespaio perché ci sono state ripercussioni importanti ma siamo riusciti a risolverlo. Abbiamo lavorato, anche se sotto stress, e siamo riusciti a compensare quelle che sono le necessità di sangue per la nostra comunità», ha aggiunto il dottor Frigino che sulla vicenda giudiziaria dice: «Personalmente non ho notizie e non sono stato ascoltato. È probabile si vada verso l’archiviazione perché se volessimo monetizzare le 39 sacche di sangue “sparite” il costo sarebbe di circa 200 euro per un totale di 8mila euro in cinque anni».
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