La lezione delle urne (di Giuseppe Fauceglia)

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Ho preferito riflettere per qualche giorno prima di commentare i risultati delle elezioni regionali liguri. Come qualcuno ha scritto, è stato sconfitto quel campo largo composto dall’aggressione mediatica e giudiziaria, dal PD, da quel che resta del Movimento 5 stelle e dall’Alleanza Verdi Sinistra. Si è delineato un fronte assai composito, alternativo a Marco Bucci, che ha riprodotto un meccanismo che non pare limitato alla sola esperienza ligure.

Bisogna chiedersi, allora, quale sia il contenuto politico- progettuale di questa “Santa Alleanza” di sinistra. Innanzitutto, l’esasperata strumentalizzazione di indagini giudiziarie e di capi di imputazione che, a volte, tuonanti nei reati contestati agli indagati, sono destinati a trasformarsi nel nulla processuale.

Aver riempito le piazze per chiedere le dimissioni di Toti da Presidente della Regione, con il tradizionale lancio di monetine contro il portone d’ingresso della Regione, è servito a Report e agli altri falsi epigoni del c.d. giornalismo di inchiesta, ma non ai liguri. L’asse para-falsamente ambientalista, che si snoda tra gran parte del PD ligure, Alleanza Verdi Sinistra, ha prodotto solo ricorsi al TAR contro le opere pubbliche, ma non ha spostato i consensi di chi ritiene più importante il completamento della programmazione regionale rispetto al vuoto (non sempre disinteressato) appello per un ritorno al passato.

A ciò si aggiungono i 5 stelle, racchiusi nella loro fortezza di falso moralismo (a che punto siamo con i banchi e sedie a rotelle o con le mascherine?) fino a ieri in Liguria rappresentati da quel Nicola Morra, di cui nessuno ha nostalgia per la rovinosa scomparsa dalla scena politica.

Se questo è il quadro composito del c.d. schema alternativo al Governo, dobbiamo convincerci che l’opposizione non si fa sventolando sentenze di qualche Giudice ideologicamente “affine” o urlando contro l’improbabile rinascita del fascismo. Finanche gli elettori meno attenti percepiscono che l’alleanza giudiziaria-mediatica-sindacale (v. CGIL di Landini), con l’adesione di Schlein, Fratoianni & co, non può costituire un’alternativa credibile ad un Governo che pur presenta molte deficienze e qualche aporia attuativa del suo programma elettorale. Qual è il pericolo che corrono la democrazia e le istituzioni?

È evidente che insistere su inchieste “giornalistiche”(a volte assai opinabili) e giudiziarie comporta sfiducia  e, in parte, produce allontanamento degli elettori dalle urne, con una crescita dell’astensionismo sempre più evidente.

Voglio chiudere con l’agguato giornalistico di “Report” che ha diffuso suggestioni, notizie (già note) montate e trasmesse ad arte tra il primo e il secondo giorno delle votazioni in Liguria, addirittura palesando una osmosi – non solo politica – tra Toti e Bucci.

A rigor di legge, il silenzio elettorale è rimasto solo per i candidati e i partiti e su esso vigila il Prefetto; mentre per giornalisti, nel caso di elezioni regionali, non scatterebbe la legge sulla par condicio. Vi è, però, che nel “buco” della normativa vi è una deontologia dell’informazione, che sembra essere stata ignorata nell’occasione, ed una grammatica della democrazia, che vorrebbe impedire influenze esterne (siano esse vere o false) sul libero esercizio del voto.

In questi giorni siamo sati costretti ad assistere a questo pietoso spettacolo, che non è stato gradito dai liguri, e che, invero, non è gradito neppure a chi cerca di recuperare un minimo di dignità  alla politica.

di Giuseppe Fauceglia

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