Difatti, la sostenibilità, gioca un ruolo chiave per il 77% dei consumatori, i quali affermano di considerare questo aspetto nei loro acquisti.
Noi italiani, dunque, mettiamo il buon cibo al centro della nostra dieta, e chiediamo prodotti attenti all’ambiente, freschi e di provenienza locale e a un giusto prezzo. Sebbene rappresenti un driver rilevante per la gran parte dei consumatori, la variabile del prezzo non costituisce l’unico elemento di scelta: se messi di fronte alla necessità di scegliere fra convenienza, gusto e sostenibilità prevale quest’ultima dimensione con il prezzo che passa in coda.
La stagionalità, scelta dal 53%, seguita dalla freschezza (44%) dall’essere a km0 (15%) e dall’italianità (14%), si ritengono le caratteristiche chiave di un prodotto buono. Del resto, la cucina nostrana è considerata dalla stragrande maggioranza la più gustosa, con solo il 13% degli intervistati che valuta più appaganti altre scelte alimentari come le proposte etniche, il fast food e il vegetariano o vegano.
Più sano per il 90% degli intervistati e sostenibile a livello ambientale (89%) e sociale (86%) oltre che gustoso (83%), cresce la consapevolezza sul biologico. Tale positiva attitudine si riflette pure nella fiducia verso le aziende del territorio e quelle produttrici sia che si tratti di realtà locali (85%), di aziende specializzate nel bio (82%), o di player di maggiori dimensioni, con la private label (prodotti solitamente realizzati o forniti da società terze) ritenuta più convincente rispetto all’industria di marca (78% di clienti fiduciosi contro il 56%). Sul bio, grava tuttavia una percezione di maggior costo per il consumatore: sono il 70% coloro che ritengono questi prodotti più cari.
di Tony Ardito
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