Sanità, aggressioni a medici: in Campania +22% su 2023, ma maggioranza episodi è al Nord

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Negli ultimi anni si è registrato un drammatico aumento degli episodi di violenza e aggressione nei confronti dei professionisti sanitari e sociosanitari, un fenomeno che non solo minaccia la sicurezza degli operatori, ma compromette anche la qualità del servizio sanitario offerto ai cittadini. Di questo si è parlato all’evento a Milano “Violenza sugli operatori sanitari. Un bollettino di guerra”, organizzato da ONSIP, Organismo Nazionale Professionisti Sicurezza & Privacy, dal Consiglio Regionale Lombardia e in collaborazione con il sindacato UGL Salute.

Nel 2024, in Italia, sono stati registrati 25.940 episodi di aggressioni contro il personale sanitario, con un incremento del 33% rispetto all’anno precedente. Questi dati allarmanti, raccolti da AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), UMEM (Unione Medica Euromediterranea) e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, evidenziano una situazione critica che richiede interventi urgenti e strutturali per garantire la sicurezza e la dignità di chi opera in prima linea nel nostro sistema sanitario.

Più episodi di violenza nel Nord Italia

Secondo le rilevazioni, la maggior parte degli episodi di violenza si concentra nel Nord Italia, dove si verifica il 63% dei casi totali, seguito dal Sud (26%) e dal Centro (11%). Regioni come Lombardia (+25%), Campania (+22%), Puglia (+20%), Lazio (+19%) e Sicilia (+18%) risultano le più colpite con incrementi percentuali significativi, ma la piaga delle violenze si fa sentire anche in Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Calabria.

73% degli aggrediti sono donne

Tra le vittime, spicca un dato che fa riflettere: il 73% degli aggrediti sono donne, con infermieri e fisioterapisti tra le categorie più colpite. Gli aggressori, nella maggior parte dei casi, sono pazienti o familiari esasperati dalla lentezza o dalla mancanza di risposte adeguate da parte del sistema sanitario.

Le cause

Le cause alla base di questa escalation di violenza sono molteplici: sovraffollamento dei Pronto Soccorso, liste d’attesa interminabili e una cronica carenza di personale, nonché una sanità territoriale sempre più debole che non riesce a snellire i carichi degli ospedali. La frustrazione dei cittadini, esasperati dai ritardi e dalla difficoltà di accesso ai servizi, si riversa spesso in atti di violenza contro gli operatori sanitari, che vivono ormai quotidianamente situazioni di pericolo e insicurezza.

“I numeri delle violenze contro medici e infermieri sono in preoccupante aumento ormai da qualche anno”, ha sottolineato Federico Romani, Presidente del Consiglio Regionale Lombardia. “Per questo dobbiamo lavorare per contrastare e prevenire questi fenomeni – ha aggiunto – i lavoratori degli Ospedali e dei Pronto Soccorso devono operare in modo più sicuro e i pazienti ricevere le cure necessarie. Senza temere, gli uni e gli altri, violenze o aggressioni che pregiudicano la fiducia e la collaborazione tra operatore sanitario e paziente. Fattori indispensabili in ogni percorso di cura. Gli episodi di violenza non possono e non devono essere tollerati”.

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