La pistola utilizzata da Daniele De Santis, nelle concitate fasi delle violenze con i tifosi del Napoli prima della della finale di Coppa Italia del 3 maggio scorso, fu afferrata per la canna da Alfonso Esposito, cugino di Ciro, nel tentativo di strapparla a “Gastone”. La circostanza è stata ribadita oggi pomeriggio dal perito balistico incaricato di svolgere una consulenza sui drammatici fatti sfociati nella morte di Ciro Esposito ed illustrata nel corso dell’udienza tenutasi in sede di incidente probatorio.
Secondo la procura, il tentativo di “bloccaggio” della pistola, alla luce della traccia di sangue non appartenente a De Santis, sarebbe avvenuto dopo i primi quattro spari, quelli che raggiunsero Ciro Esposito, il cugino Alfonso e Gennaro Fioretti. Quella di oggi è stata una delle udienze, la prossima è in programma il 13 ottobre prossimo, per esaminare le conclusioni degli accertamenti peritali disposti dal gip Giacomo Ebner per ricostruire la dinamica dei tragici fatti che anticiparono la finale Fiorentina-Napoli. Nel corso dell’udienza il perito balistico ha detto che sull’arma impugnata da De Santis, una pistola con matricola abrasa, ci sono tracce di sangue di Alfonso Esposito, uno dei tre napoletani raggiunti dai colpi d’arma da fuoco. L’impugnazione della pistola avrebbe provocato la caduta di un proiettile, trovato dagli investigatori, durante il ricaricamento dell’arma. Durante l’udienza si è parlato anche dei guanti indossati, quasi certamente, da De Santis e ritrovati all’interno del Ciak Village, dove lavorava, abbandonati e bagnati.
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