Una tragedia non isolata perchè anche dopo quell’evento si sono verificate situazioni analoghe come a Sarno, Bracigliano, Siano e Quindici. Ecco l’intervento testuale dell’Onorevole Tino Iannuzzi:
Signor Presidente, sono trascorsi sessant’anni dalla terribile alluvione di Salerno, alluvione di eccezionale violenza che, nel pomeriggio e nella serata del 25 ottobre e nella notte del 26 ottobre del 1954, colpì la città di Salerno, le comunità di Vietri sul Mare, Cava de’ Tirreni, Tramonti, Maiori e Minori. Una alluvione che, con l’incredibile e abnorme quantità di pioggia caduta, seminò in quei territori morte, distruzione, dolore e strazio. E difatti le piogge violentissime determinarono lo straripamento di alcuni corsi d’acqua, dei torrenti Fusandola e Rafastia nella città di Salerno, del torrente Bonea tra Vietri e Cava de’ Tirreni, del torrente Reginna tra Maiori e Minori.
Una situazione devastante. All’alba del 26 ottobre, nel momento in cui in tutta Italia, con gioia e con orgoglio, si celebrava finalmente il ritorno dell’amata Trieste nei confini della sacra patria, a Salerno e in quelle comunità cominciavano a delinearsi i dati di un’autentica tragedia: 318 morti, più di 250 feriti, tante abitazioni distrutte, tante persone e tante famiglie private di tetto, tante attività economiche ed imprenditoriali del tutto spazzate via.
Si sviluppò, però, in tutto il Paese la gara della solidarietà e del prestare aiuto, ausilio, soccorso alle comunità salernitane, con una gara che vide impegnate tutte le istituzioni, dalla Presidenza della Repubblica al Governo, la Chiesa, l’intera comunità nazionale.
Quell’evento terribile, che peraltro nella terra salernitana è stato seguito dall’alluvione del maggio del 1998 a Sarno, Bracigliano, Siano e nel territorio avellinese di Quindici, deve portarci ad esprimere un sentimento commosso, di profondo cordoglio, di profondo dolore per i lutti che colpirono quelle famiglie, per lo strazio di un’intera comunità. Ma a questo sentimento deve unirsi anche la consapevolezza che oggi più che mai, proprio il ricordo di quella tragedia deve portare il tema della tutela del suolo, del risanamento e della prevenzione del dissesto idrogeologico al centro dell’azione del Governo, del Parlamento, delle istituzioni pubbliche.
Con questo sentimento noi dobbiamo realizzare finalmente investimenti certi, lavori rapidi e compiuti per garantire la messa in sicurezza del suolo e del territorio. Ed è con questo spirito che noi vogliamo ricordare in quest’Aula, che è la massima espressione della libertà, della democrazia, della sovranità del popolo italiano, le vittime, il dolore e lo strazio, i lutti e le distruzioni che provocò quella terribile alluvione del 25 e 26 ottobre 1954.
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