Tutte le misure fiscali e le cosiddette riforme strutturali intraprese in questi anni hanno continuato a impoverire il popolo ellenico e la stessa finanza pubblica, portando il debito greco a livelli sempre più insostenibili.
Il cambio politico avvenuto in Grecia con le ultime elezioni e il confronto in sede europea e internazionale degli ultimi mesi, hanno riaperto le trattative a cominciare dall’entità degli avanzi primari – il vero cuneo delle politiche di rigore finanziario e di disastro sociale – essendo il ridimensionamento dell’austerità greca una delle condizioni per intraprendere una politica economica alternativa da parte del governo ellenico.
Malgrado il notevole stato di avanzamento della trattativa nel dettaglio sulle singole misure che compongono il potenziale piano di risanamento greco, i rappresentanti dei “creditori” insistono a voler imporre misure di forte matrice liberista, nonostante l’ormai evidente fallimento delle politiche di austerità e mercantilistiche. In particolare, il rifiuto greco con le istituzioni internazionali si fonda su questi punti principali di dissenso:
• Atene accetta di elevare l’IVA (al 23%) ma non vuole cedere sulla progressività della misura, per evitare un esagerato aumento delle tasse su acqua, energia, beni alimentari e turismo sia iniquo e recessivo.
• Atene accetta di aumentare gradualmente l’età pensionabile (67 anni oppure 62 per chi ha 40 anni di contributi), ma vuole stabilire autonomamente i termini e i temi di attuazione.
• Atene non accetta la clausola che chiede di non ripristinare il sistema di contrattazione collettiva, uno dei punti centrali del programma di Syriza. Anzi, nelle precedenti proposte avanzate dal Governo greco si affermava la possibilità di sostenere la contrattazione collettiva affinché le retribuzioni crescessero almeno quanto l’inflazione e in linea con la produttività (come i recenti accordi dell’IG Metall).
La CGIL condivide lo sforzo del Governo greco di proporre misure economiche che, pur in assenza di una politica economica espansiva, si caratterizzino per maggiore equità e giustizia sociale, oltre che maggiore efficienza economica e finanziaria, come la lotta all’evasione e l’introduzione di una imposizione patrimoniale progressiva, e lo sostiene anche nella difesa della contrattazione collettiva e nel rinnovamento delle relazioni industriali come leva per la crescita e l’occupazione.
La CGIL è convinta che sia necessario chiedere ai governi dell’Unione, alla Commissione e agli organismi finanziari internazionali di riaprire la trattativa. Sono ampi i margini per definire misure condivise e raggiungere gli obiettivi di consolidamento del debito sovrano greco con nuova crescita, più occupazione e maggiore equità sociale.
Anche per questo, la CGIL crede sia opportuno che venga espressa con chiarezza e decisione la posizione del Governo italiano sulla questione greca. Non è corretto, né strategico, assumere – come apparso fino ad ora – atteggiamenti opportunistici su una vicenda tanto drammatica quanto rilevante per il destino dei popoli europei.
La CGIL sostiene che il nostro Paese debba assumere una posizione di sostegno all’elaborazione di politiche economiche alternative all’austerità, a partire proprio dalla riapertura al dialogo e al confronto in sede europea sulle politiche economiche, monetarie e finanziarie utili a risolvere la crisi greca e, in generale, la crisi europea.
Le istituzioni sovranazionali devono ridare centralità alla politica e alla democrazia, rilanciando il disegno di pace, il modello sociale e il progetto di sviluppo dell’Europa.
La CGIL, per parte sua, chiederà ai sindacati europei di intraprendere tutte le iniziative possibili a livello europeo per favorire il dialogo e riavviare le trattative.
Per queste convinzioni, la CGIL di Salerno sarà presente domani alle 18.30 al presidio indetto in piazza Dalmazia dalla Comunità Ellenica di Napoli e Campania.
Riaprire la trattativa in Europa si può.
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